Il fenomeno delle molestie sul lavoro in Italia continua a essere una piaga sociale allarmante. Secondo il recente report dell’Istat Le molestie: vittime e contesto, relativo al biennio 2022-2023, circa due milioni di donne hanno subito molestie e ricatti in ambito lavorativo durante la loro carriera lavorativa. Questi abusi assumono varie forme: da sguardi inappropriati e allusioni fuori luogo, a offese verbali e, nei casi più gravi, vere e proprie aggressioni fisiche. Il fenomeno si estende anche al mondo virtuale, dove le molestie mantengono intatta la loro gravità.
Cosa dicono i numeri
Particolarmente preoccupante è la situazione tra le giovani lavoratrici: nella fascia d’età 15-24 anni, ben il 21,2% ha dichiarato di essere stata vittima di molestie sul lavoro. I principali responsabili sono colleghi maschi o figure professionali come clienti, pazienti o studenti, che rappresentano il 26,2% dei casi. Anche gli uomini subiscono molestie, principalmente da parte di colleghe (26,4% dei casi) e da colleghi dello stesso sesso (20,6%). Gli episodi di molestia spesso non sono casi isolati. Per le donne, la frequenza degli abusi è più elevata rispetto agli uomini. L’indagine misura questa dimensione chiedendo informazioni sugli episodi verificatisi nei 12 mesi precedenti l’intervista. L’80% delle donne ha subito molestie ripetute in questo periodo, rispetto al 60% degli uomini.
Uno degli aspetti più critici emersi dallo studio è la bassa propensione alla denuncia. Solo una minima percentuale delle vittime si rivolge alle autorità: il 2,3% delle donne ha contattato le forze dell’ordine, mentre il 2,1% ha cercato aiuto presso altre istituzioni ufficiali. Più comune è la ricerca di supporto informale: l’8% si è rivolta a consulenti, il 14,9% ha segnalato il problema al datore di lavoro o al superiore, e il 16,3% ne ha parlato confidenzialmente con i colleghi.
Si registra un leggero calo nei casi di ricatti sessuali. Nell’ultimo triennio preso in esame, si stima che circa 65.000 donne tra i 15 e i 70 anni abbiano subito qualche forma di ricatto sessuale legato all’ottenimento, mantenimento o avanzamento di carriera. Questo rappresenta lo 0,5% del totale, in diminuzione rispetto all’1,1% della rilevazione precedente. Il fenomeno resta più accentuato tra le giovani, con il 2,9% nella fascia 15-24 anni e l’1,1% tra i 25 e i 34 anni.
Violenza online
Questa riduzione viene attribuita a diversi fattori. In primis, l’efficacia di campagne di sensibilizzazione come #metoo, che hanno contribuito a rompere il silenzio su questi temi. Inoltre, l’implementazione di un sistema di protezione legislativo e istituzionale più robusto per le vittime ha giocato un ruolo significativo. Non va sottovalutato l’impatto della pandemia e del conseguente lockdown nel periodo 2020-2023, che ha ridotto le occasioni di lavoro in presenza. Anche la diffusione dello smart working ha contribuito a questa tendenza positiva. Tuttavia, il problema delle molestie persiste anche al di fuori dell’ambito lavorativo. Si stima che 1.311.000 donne (il 6,4%) abbiano subito molestie in altri contesti, con 743.000 casi solo nell’ultimo anno. Le forme più comuni includono proposte sessuali indecenti e commenti offensivi sul corpo.
Con l’avvento delle nuove tecnologie e dei social media, il rischio di molestie si è esteso al mondo virtuale. Piattaforme di messaggistica come WhatsApp, Messenger e altre vengono talvolta utilizzate per inviare proposte inappropriate, contenuti sessuali non richiesti o per diffondere materiale intimo senza consenso.
Fonte : Wired