Elezioni Usa 2024: come la pensano Biden e Trump su aborto, immigrazione ed economia

Inutile girarci intorno: il primo confronto televisivo negli studi dell’emittente statunitense della Cnn ad Atlanta tra il presidente in carica degli Stati Uniti Joe Biden e il suo sfidante – nonché predecessore – Donald Trump è stato un flop per l’attuale inquilino della Casa Bianca. La terribile performance del presidente Biden, che ha riacceso il dibattito sulla sua età, ha messo in secondo piano i temi e le proposte politiche dei due candidati che si sfideranno alle urne il prossimo 5 novembre. Economia, aborto, immigrazione e politica estera sono stati tra i temi discussi nel loro primo dibattito presidenziale, quello del 27 giugno. Ma vediamo nel dettaglio come la pensano Trump e Biden.

Chi ha vinto il confronto tv Biden-Trump

Economia e inflazione: dalla Bidenenomics al taglio delle tasse

Bidenomics, questo è il nome della politica economica dell’attuale presidente americano, che scommette sulla classe media e fa pagare più tasse ai ricchi e alle grandi aziende. La strategia, rivista in chiave elettorale, si concentra su tre assi portanti: il primo prevede forti investimenti pubblici in risorse che servono a tutti, come la sanità e le infrastrutture; il secondo punta sul mantenimento dell’occupazione attraverso il rafforzamento delle politiche attive per il lavoro; il terzo, infine, è volto a favorire la concorrenza tra le imprese, in modo che si abbassino i costi di produzione e che si crei un mercato equo e con poche distorsioni. Tradotto, maggiori investimenti in infrastrutture green per creare nuovi posti di lavoro.

C’è poi il tema delle tasse. L’attuale inquilino della Casa Bianca sostiene l’aumento dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società al 28%. Sebbene la politica che porta il nome di Biden sia stata criticata per l’aumento dell’inflazione sui prodotti alimentari e sulla benzina, i dati economici mostrano comunque una forte crescita occupazionale, la migliore degli ultimi tre decenni.

In risposta, Trump solletica l’elettorato promuovendo una tassazione più bassa e meno regolamentazioni. Ovviamente, per il candidato repubblicano, l’aumento dell’inflazione è da attribuire al piano economico del suo rivale democratico. Trump parla di un solo obiettivo in vista di un ritorno alla Casa Bianca: ridurre le tasse. Come? Proseguire sulla strada intrapresa nel 2017, quando era presidente, attraverso l’introduzione di tagli alle imposte sul reddito e agevolazioni fiscali sulle proprietà e sul patrimonio. Propone di mantenere l’aliquota sul reddito delle società al 21% e un dazio del 10% su tutti i prodotti importati, fatta eccezione di quelli cinesi: questi avranno una tariffa del 60%. 

Lotta all’immigrazione: le politiche simili dei due presidenti

Uno dei punti chiave su cui si confrontano e scontrano i due candidati alla presidenza è l’immigrazione. Il democratico Biden, in quattro anni di mandato, ha cambiato gradualmente la sua politica. Certamente, ha sospeso e revocato diverse misure introdotte dal suo predecessore, molte delle quali criticate e condannate dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, ma l’ondata di immigrazione illegale che supera il muro al confine con il Messico e la forte disapprovazione popolare ha spinto Biden ad adottare un approccio più duro, simile a quello del suo predecessore.

I dati fanno suonare un campanello d’allarme. Più di due milioni di ingressi solo nel 2023, 1,5 milioni l’anno in media durante l’amministrazione Biden. A ridosso delle elezioni, sono numeri che a qualcuno fanno rimpiangere la “mano dura” di Trump. E per non allontanare un elettorato cruciale per la sua riconferma, Biden ha recentemente firmato un provvedimento che prevede un controllo molto più stringente dell’immigrazione, simile a quello emesso dall’ex presidente nel 2018. Biden ha in programma di firmare un ordine esecutivo che consente ai funzionari del confine di limitare gli arrivi di migranti e di deportare rapidamente coloro che entrano illegalmente negli Stati Uniti.

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“Gli immigrati in alcuni casi non sono persone secondo me. Ma non posso dirlo perché la sinistra radicale dice che è una cosa terribile da dire”. Trump non ha usato giri di parole e qualche mese fa ha paragonato gli immigrati ad animali. Una frase che ha suscitato stupore e sdegno tra i più liberal, ma ha certamente fagocitato le posizioni radicali di una grossa fetta della base repubblicana. 

L’ex presidente americano ha inasprito la sua retorica contro gli immigrati per mettere in guardia i cittadini sul pericolo che rappresenterebbero chi entra illegalmente negli Stati Uniti (“Se non sarò eletto sarà un bagno di sangue per il Paese”, aveva detto in un comizio in Ohio), sia in tema lavorativo che di sicurezza nazionale. Ha promesso, se rieletto, di far rivivere le politiche del primo mandato che “sigilleranno il confine” e di portare a termine “la più grande operazione di deportazione” nella storia degli Stati Uniti. Il repubblicano vuole inoltre porre la parola fine al sistema della cittadinanza per nascita per i figli dei migranti clandestini.

Aborto, un diritto cancellato da Trump che Biden vuole ripristinare

Roe v. Wade e la garanzia federale al diritto all’aborto. Tutto abrogato per mano di Trump che, durante il suo mandato, ha posto le basi per la Corte suprema più conservatrice della storia americana. Con la cancellazione di un diritto costituzionale che dal 1973 aveva garantito a migliaia di donne di interrompere la gravidanza in sicurezza e libertà, ora diversi Stati americani si muovono autonomamente, limitando l’accesso all’aborto e introducendo leggi molto dure contro le donne e i medici che le supportano. Biden, che ha dipinto il suo predecessore come l’architetto di un attacco alla libertà riproduttiva, ha promesso di ripristinare la sentenza Roe v. Wade. 

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E il repubblicano? Dopo diversi mesi di incertezza, Trump ha finalmente definito la sua posizione a sostegno del diritto degli Stati a determinare le proprie leggi. Ma ha rifiutato di esprimersi su una norma nazionale a garanzia delle donne che decidono di abortire alle prime settimane di gravidanza. 

Armi a Ucraina e Israele, ma con le dovute differenze

I due candidati alla presidenza hanno visioni diametralmente opposte sugli aiuti militari a Kiev. Dall’inizio della invasione russa, Biden ha espresso il suo sostegno al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, esortando il Congresso a finanziare aiuti militari all’Ucraina. Per l’attuale inquilino della Casa Bianca, una vittoria di Vladimir Putin metterebbe in pericolo l’Europa e incoraggerebbe un altro importante avversario degli Stati Uniti: la Cina.

Trump, invece, sostiene che con lui alla Casa Bianca la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata. Ma qualche mese fa, il repubblicano ha affermato che “incoraggerebbe” la Russia a “fare tutto quello che vuole” alla Nato se i paesi non rispettato i loro obblighi finanziari nei confronti dell’Alleanza. 

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Anche sul sostegno a Israele si registrano differenze tra i due candidati. Sebbene Biden continui a fornire aiuti militari allo Stato ebraico, non ha nascosto la sua opposizione alla politica dura e violenta del premier israeliano Benjamin Netanyahu che, dall’inizio della guerra con Hamas, ha portato alla morte di oltre 37mila persone nella Striscia di Gaza. Trump è invece un fermo sostenitore del leader israeliano e ritiene che Israele debba “finire ciò che ha iniziato” contro i militanti di Hamas a Gaza. 

Ma davanti a un dibattito che è stato un disastro, diventa quasi irrilevante soffermarsi sui temi toccati, le battute giuste e quelle sbagliate, o su quanto i due candidati stiano mentendo in vista di una propaganda elettorale vincente. 

Fonte : Today