Violenza, siccome la vittima ha reagito dopo 20 secondi per i giudici non c’è reato

Un ex sindacalista della Cisl, Raffaele Meola, è stato nuovamente assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una hostess: la Corte d’appello di Milano ha confermato la sentenza di assoluzione già pronunciata dal tribunale di Busto Arsizio nel 2022, sottolineando che la reazione della vittima agli abusi di cui ha accusato l’uomo, avvenuta dopo venti secondi, non ha dimostrato chiaramente il suo dissenso.

Il caso risale al marzo 2018, quando la hostess si era rivolta a Meola per una vertenza sindacale: nonostante la vittima abbia denunciato l’abuso e testimoniato insieme ad altre colleghe che avevano riferito comportamenti simili da parte del sindacalista, i giudici non hanno ritenuto sufficienti le prove. Questo verdetto, come il precedente, ha suscitato l’indignazione dell’associazione Differenza donna e della sua legale, Maria Teresa Manente, che ha annunciato ricorso in Cassazione: Manente ha dichiarato che la sentenza “ci riporta indietro di trent’anni” e ignora la giurisprudenza della Cassazione, secondo cui qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso esplicito della donna costituisce reato di violenza.

La necessità di una riforma

La vicenda non è un caso isolato nella giurisprudenza italiana: nel 2021, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le “affermazioni colpevolizzanti e veicolanti stereotipi sessisti” in una sentenza di assoluzione di uno stupro di gruppo. La mancanza di una chiara definizione di consenso nella legge italiana perpetua la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano violenze sessuali, costrette a dimostrare non solo l’assenza di consenso ma anche di aver resistito. Secondo Manente, questo caso evidenzia l’urgenza di una riforma dell’articolo 609 bis del Codice penale, che dovrebbe chiarire che il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna, come previsto dalla Convenzione di Istanbul.

Fonte : Wired