Film, lo strumento che aiuta a renderli davvero inclusivi

In che modo?

Quando lavoravo nel settore musicale, alla Rca, e supervisionavo il marketing di Janelle Monáe e altri progetti, pensavo a come mettere al centro il pubblico sottorappresentato. Quando sono passata a Google e Facebook, ho visto un vuoto. Sono arrivato come esperta di marketing nel settore dell’intrattenimento, ma il modo in cui ho pensato alle campagne di marketing è sempre stato rivolto al pubblico sottorappresentato, perché ritenevo che fosse al centro della cultura. Se non parliamo a loro, sarà molto difficile creare una serie di successo, un film o un album di successo.

Certo.

Ma per farlo bene, abbiamo bisogno di più diversità tra le fila dei dirigenti. Dovevamo anche creare programmi per lo sviluppo, il mentoring, il networking e, col tempo, mettere insieme un’ipotesi per fare del Dei un’attività centrale della funzione aziendale.

Sono arrivata a Lionsgate per questa ragione. Nei colloqui che ho avuto con la dirigenza, ho sempre pensato di entrare in azienda per costruire qualcosa di sistemico. Come deve essere una strategia creativa inclusiva? Si tratta di un approccio in grado di resistere agli alti e bassi delle nelle aziende americane […].

Ci sono molte “azioni performative” intorno alla Dei in alcune aziende e, più di recente un’opposizione generale nella cultura, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Perché è così difficile far sì che le persone considerino la Dei fondamentale per il successo?

Le aziende non esistono nel vuoto, ma fanno parte della società. “La diversità fa bene agli affari” è diventato un luogo comune, ma per avere successo è necessario capire bene chi è il proprio pubblico e cosa gli interessa. Ed è una cosa che cambierà in continuazione man mano che nuovi pubblici arrivano online ed emergeranno diverse preoccupazioni culturali. Non si diventa un’azienda di rilievo senza rimanere attaccati al consumatore, che si preoccupa molto della rappresentazione, dell’autenticità e di chi appare in quali storie.

Proprio come Dei, anche “rappresentazione” è una di quelle parole che si sentono spesso a Hollywood. Come la definisce?

Quando si dice che la rappresentazione è importante, in parte è perché significa vedersi ritratti sullo schermo e vedere rappresentate le proprie sfide, le proprie esperienze e i propri trionfi, e questo fa sentire affermati come membri del mondo. Ma la vedo anche dal punto di vista opposto. Una delle cose straordinarie dello storytelling è la possibilità di vedere persone che non sono per niente come te. Non viviamo ancora in un mondo bellissimo, pluralistico, equamente rappresentato, dove incontriamo persone di etnia, estrazione socioeconomica, identità regionali e nazionali diverse, eccetera. Usiamo ancora lo storytelling per colmare questo divario.

Fonte : Wired