Goccia fredda, cos’è e quali sono le conseguenze del suo arrivo sulle regioni italiane

Il Centro-Nord della Penisola è interessato in questi giorni da un fenomeno meteorologico indicato come “goccia fredda”. Le conseguenze sono evidenti: abbassamento delle temperature, rovesci e temporali anche molto intensi. Ma di cosa si tratta esattamente? Lo abbiamo chiesto a Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima) di Bologna.

“La cosiddetta goccia fredda non è niente di così inusuale”, esordisce Laviola. “È una struttura atmosferica che prevede la presenza di un’area di bassa pressione isolata all’interno di una più ampia di alta pressione. La goccia fredda che sta interessando in questi giorni il centro-nord Italia (attualmente si trova tra la Corsica e la Toscana, nell’alto Tirreno) e che sta provocando un’intensa attività temporalesca – spiega l’esperto – si è originata da due fronti di bassa pressione (aria fredda) provenienti dall’Atlantico e dal Nord Europa scivolati alle nostre latitudini a seguito dell’arretramento dell’anticiclone (aria calda), la vasta area di alta pressione che fino a una settimana fa interessava tutta la Penisola. “Un rimescolamento di aria calda e fredda al Nord era ampiamente atteso”, aggiunge Laviola. “All’interno della bassa pressione, però, si è formata unasaccaturada cui si è staccata una parte più fredda, che è rimasta isolata in un’area di alta pressione”.

Quanto durerà questo fenomeno e quanto è frequente

A causa della diversità di pressione la goccia fredda è un’area in rotazione, ma, poiché è isolata, la sua energia dovrebbe esaurirsi in poco tempo, tanto che le previsioni danno un miglioramento già per la giornata di giovedì 27 giugno. Ciò non significa che l’attività al suo interno sia da sottovalutare, anzi le aree interessate possono subire intensi rovesci, tempeste elettriche, violente grandinate, che possono innalzare il livello di allerta per rischio idrogeologico.

“Va detto, però, che una goccia fredda non è un fenomeno straordinario, soprattutto nei periodi di transizione tra le stagioni”, precisa Laviola. “Come singolo fenomeno non può essere attribuito in modo diretto ai cambiamenti climatici in corso, il cui studio prevede l’osservazione di fenomeni e la loro ricorrenza su un più lungo periodo. In ogni caso il Mediterraneo è quello che si definisce un hot-spot climatico, e l’Italia è un hot-spot nell’hot-spot: significa che siamo soggetti a un’accelerazione dei cambiamenti climatici e che siamo ancora più vulnerabili.

Fonte : Wired