Nella scelta del nome da proporre per il commissario italiano nel prossimo esecutivo comunitario, Giorgia Meloni non deve guardare al suo “orticello politico”, ma deve scegliere un “moderato”, una persona “dialogante”, che possa lavorare per il “bene dell’Italia”. È il suggerimento che Massimiliano Salini, eurodeputato di Forza Italia e appena eletto vicepresidente del gruppo popolare al Parlamento europeo, dà al premier italiano. Parlando con Today.it il forzista afferma che a suo avviso la nuova maggioranza europea debba allargarsi alla destra sia dei Conservatori e riformisti di Fratelli d’Italia, che a Identità e democrazia della Lega di Matteo Salvini. Ma queste forze devono risolvere il “problema” dei partiti più estremisti al loro interno.
L’esempio italiano
Per Forza Italia aver ottenuto una vicepresidenza del gruppo Ppe, forte del 10% ottenuto alle elezioni europee, è un’ottima notizia. “Dopo la passata legislatura dove non avevamo espresso un vicepresidente questo è un altro passo che segnala l’oggettiva buona stella sotto la quale si sta sviluppando il lavoro del segretario nazionale Antonio Tajani e della delegazione italiana”, rivendica Salini. Per l’eurodeputato “innanzitutto ora dobbiamo concentrarci sulla partita delle alleanze che sta per consumarsi. E in questa partita l’istanza italiana ha un ruolo fondamentale, perché l’Italia è l’unico Paese nel quale abbiamo un governo solidamente di centrodestra, che peraltro cresce e non arretra alla luce del risultato delle europee, quindi è un pungolo dentro l’equilibrio della vecchia alleanza” tra popolari, socialisti e liberali.
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Il problema della destra
A suo avviso “non si possono fare alleanze con chi non crede nella competitività delle nostre imprese e con un modello molto ideologizzato di Green deal, che punta alla decrescita”, dice con un chiaro riferimento ai Verdi e alla sinistra radicale. Per l’esponente di Forza Italia la nuova maggioranza deve guardare a destra, ma la destra dovrebbe al suo interno fare pulizia dei gruppi più radicali. Nella destra “riconosciamo che esiste un problema di anime a volte veramente molto distanti tra loro all’interno dei Conservatori come all’interno di Identità e democrazia”. Ma “noi non possiamo negare che con la Lega abbiamo un’alleanza di governo, che peraltro è piuttosto naturale per me che sono Lombardo, e vengo da una regione che da quasi 30 anni governiamo con il centrodestra unito”.
La Lega per il vicepresidente “non va confusa con determinati estremismi di altre forze politiche di Id e lo stesso vale per Fratelli d’Italia nei Conservatori”. Però, aggiunge, “devo dire con franchezza che questo è un problema loro. Le stranezze e le gli spigoli a volte inaccettabili che sono presenti in quelle famiglie politiche devono mettere in ambasce questi partiti nazionali italiani della centro-destra in ordine alla loro corretta collocazione all’interno delle istituzioni europee”. Con le forze più moderate di questi gruppi il Ppe deve però dialogare. “Il Partito popolare europeo è storicamente una famiglia molto aperta a una discussione che coinvolga chiunque sia interessato a investire sul completamento del progetto europeo e non a lucrare sui suoi difetti”, rivendica.
Commissario moderato
L’altra partita in Europa è quella delle nomine, l’Italia sembra esclusa dalla discussione sui top jobs, ma è intenzionata a rivendicare un vicepresidente della commissione e un portafoglio di peso, per usare le parole dello stesso Tajani. E lì per Salini sarà importante selezionare bene la persona da proporre alla presidente, che con ogni probabilità sarà Ursula von der Leyen. “Io credo che la sfida per il presidente del Consiglio, sia quella di proporre una nomina che sia collocabile nel mondo più dialogante. Una figura moderata ma non scialba dal punto di vista culturale e politico. Serve una figura moderata nel senso di una figura che sia strutturalmente costruita intorno all’idea che il dialogo consente di ottenere grandi risultati per il proprio Paese”, nelle decisioni della Commissione europea.
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Sul se debba essere una nomina più politica e tecnica Salini però non si sbilancia. “Questo lo vedrà lo vedrà il presidente del Consiglio insieme ai vicepresidenti. Certamente bisogna scegliere per il dialogo con le istituzioni europee, non per la protezione del proprio del proprio orticello politico. E bisogna farlo per il bene dell’Italia”.
Fonte : Today