Cosa succede ora in Europa: la partita per i Vertici dell’Ue

Nei corridoi di Bruxelles procedono frenetiche le trattative per trovare il futuro assetto dell’Unione europea. Il primo obiettivo è raggiungere un accordo suoi cosiddetti ‘top jobs’, le principali cariche delle varie istituzioni comunitarie. I vincitori indiscussi delle elezioni sono stati i popolari, che non solo non hanno perso consensi come gli altri partiti finora al governo a Bruxelles, ma addirittura hanno aumentati i propri seggi al Parlamento europeo arrivando a 190 deputati: 14 in più dell’attuale legislatura.

E ora vogliono dettare l’agenda del futuro dell’Europa. “È un’Europa di centrodestra quella per cui i cittadini europei hanno votato. I liberali, i socialisti e anche i verdi sono i grandi perdenti di queste elezioni. Ecco perché è chiaro che la direzione politica del prossimo quinquennio è di centrodestra”, ha detto senza mezzi termini Manfred Weber, che dei popolari al Parlamento europeo è il leader,(e dovrebbe essere confermato tale).

Accordo di massima su von der Leyen, Meloni ai margini dei giochi importanti

Le trattative

Al Vertice informale dei capi di stato e di governo di lunedì (17 giugno), i leader non hanno trovato formalmente un accordo sulle nomine, ma l’impressione è che i giochi siano fatti e ora si devono solo limare alcuni aspetti, legati soprattutto agli impegni di programma. Alla testa della Commissione sarà confermata Ursula von der Leyen, mentre per la presidenza del Consiglio europeo il favorito è l’ex premier portoghese António Costa, in quota socialista. Ma i popolari vorrebbero spacchettare in due il mandato: due anni e mezzo al Pse e poi la palla passerebbe al Ppe, una cosa permessa dai trattati ma mai successa finora. Si tratta di una richiesta fatta all’ultimo secondo prima del Summit del 17, e che ha avuto solo l’effetto di creare uno stallo temporaneo, uno stallo che però dovrebbe essere superato nei prossimi giorni. Per il ruolo di Alto rappresentante dovrebbe invece essere scelta la premier estone, la liberale Kaja Kallas.

Chi è e cosa fa l’Alto rappresentante, il ‘ministro degli Esteri’ dell’Ue

La data da segnare sul calendario è quella del 27 e 28 giugno: è allora che si terrà il Consiglio europeo formale, che avrà il potere di ufficializzare le nuove nomine, nomine che con ogni probabilità saranno per quel momento concordate. Come ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, “non c’è tempo da perdere”. Il 30 ci sono le elezioni in Francia, e un’ondata della destra radicale potrebbe disturbare le trattative e far saltare gli equilibri. Anche se alla fine la destra, che doveva essere grande la vincitrice di queste elezioni, sembra essere la grande sconfitta, ed è tenuta fuori dalle discussioni che contano. E questo nonostante abbia aumentato i suoi consensi. I conservatori e riformisti (Ecr) di Giorgia Meloni passano da 69 a 76 parlamentari, Identità e Democrazia (Id) della Lega di Matteo Salvini e del Rassemblement National di Marine Le Pen da 49 a 58.

Insieme sarebbero la terza forza dell’Aula dopo popolari e socialisti con 133 membri. Se a loro si unisse anche Fidesz di Viktor Orban (10), i tedeschi dell’AfD (15) e altri cani sciolti, potrebbero davvero diventare il secondo gruppo dell’Emiciclo. “Uniremo le forze della destra europea e lotteremo contro i burocrati favorevoli all’immigrazione e alla guerra”, ha tuonato su X il premier ungherese. Ma alla fine più che tuoni le sue parole sono una pioggerellina, che non spaventa nessuno. Popolari, socialisti, e liberali sono determinati a fare gruppo e spartirsi potere e nomine. A loro si aggiungono i Verdi che, dopo aver subito un’emorragia di voti tale da farli andare a finire in rianimazione, sono disposti a sostenere la futura commissione con i propri voti, pur di provare a salvare il salvabile su quel che resta del Green Deal.

La fiducia a von der Leyen

E insieme questi gruppi hanno i voti necessari per dare la fiducia a von der Leyen, anche considerando i soliti franchi tiratori. Se tutto filerà liscio come sembra, l’ok a Ursula arriverà già nella prima sessione plenaria, prevista per la terza settimana di luglio, precisamente giovedì 18. In quella Plenaria verrà eletta anche la nuova presidente dell’Aula (martedì 16), che pure sarà una riconferma: la popolare maltese Roberta Metsola. La partita interessante sarà poi quella sui 14 vicepresidenti, che farà capire quali sono gli equilibri dell’Aula, e se ci sarà o meno un’apertura alla destra. Al momento l’Ecr ha un vicepresidente, così come la sinistra radicale The Left e i Verdi. Id nessuno e con ogni probabilità continuerà a non averne.

Come non ne avrà un eventuale nuovo gruppo della sinistra sovranista, se mai si formerà, e che dovrebbe avere al suo interno il Movimento 5 Stelle. C’è poi infine la scelta dei commissari europei, e l’Italia di Meloni lì potrà giocare le sue carte, ma quella durerà più tempo. La nuova presidente dovrà creare la sua squadra entro ottobre, e poi i commissari dovranno passare anche loro l’esame della fiducia in Aula. Ma quella è un’altra partita ancora.

Fonte : Today