Se domani dovessi fare il tema di Maturità, e stessi cercando di intuire la traccia che daranno, partirei da Guglielmo Marconi, che è nato 150 anni fa a Bologna, ed è forse l’italiano che più ha cambiato il mondo in questi due secoli. Sbrigativamente lo si ricorda come l’inventore della radio, ma è stato molto di più: è stato l’inventore delle comunicazioni senza fili, del wireless. Per certi versi è stato lo Steve Jobs della sua epoca: pur senza essere laureato, ebbe un’intuizione (la possibilità di trasmettere segnali usando le onde dell’etere), realizzò la tecnologia, andò a Londra, che era la Silicon Valley dell’epoca, per creare la sua startup e da lì ha letteralmente conquistato il mondo. Lo ha reso anche migliore?
Come sempre accade, la tecnologia può essere usata in modi molto diversi. All’inizio del ‘900, Marconi divenne un eroe popolare perché fu grazie al telegrafo senza fili che molti passeggeri del Titanic si salvarono; ma qualche anno dopo la stessa tecnologia serviva nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. E vent’anni più tardi la radio è stata uno strumento formidabile nell’affermazione della propaganda nazista ma poi, con le trasmissioni di Radio Londra, è stata anche uno dei simboli della resistenza. Infine, è grazie al wireless che da qualche decennio abbiamo i telefonini, che da 2007, con l’arrivo dell’iPhone, sono diventati smart, e quindi un modo per trasmettere non solo la voce, ma anche le immagini e i video; e per essere sempre connessi con il mondo. Sono diventati una protesi del nostro corpo, come una mente estesa.
Questa rivoluzione digitale non ha avuto però soltanto effetti positivi: oggi degli adolescenti si dice che siano una generazione iperconnessa che ha problemi di ansia, insicurezza e dipendenza, mentre le aziende tecnologiche grazie ai social fanno profitti sulle loro debolezze. E la Rete è diventata anche uno strumento per fare danni, a partire dalla disinformazione. Come sempre il problema non è la tecnologia in sé, ma l’uso che ne facciamo. Questo è il dilemma che abbiamo davanti con la prossima rivoluzione, quella dell’intelligenza artificiale. Tutti dicono (e ce lo ha ricordato il Papa all’ultimo G7): dobbiamo tenere al centro l’essere umano oppure saremo spazzati via da robot intelligenti. Ma che vuol dire concretamente tenere al centro l’essere umano? Come si fa?
Fonte : Repubblica