Città del futuro, perché non saranno smart ma trasparenti

Il tema delle smart city di per sé non è nuovo. Eurocities, la principale associazione europea che raccoglie oltre 200 città in 28 Paesi, è stata fondata quasi quarant’anni fa proprio per portare questi temi all’attenzione dell’Unione europea. Reyes, che è appena tornato proprio dall’Annual Forum on Digitalization organizzato da Eurocities, sottolinea come il focus degli incontri sia stata proprio la necessità di coinvolgere quanti più attori possibili in questo processo di digitalizzazione, in particolare la cittadinanza.

È importante costruire strumenti trasparenti che possano essere soggetti ad audit, e i digital twin non fanno eccezione. In ultima istanza si tratta di dare ai cittadini la possibilità di interagire con questi modelli, far loro domande e capire meglio come avviene il processo decisionale nella propria città”. Su questo punto Cucchietti torna ancora una volta a sottolineare l’importanza di un approccio interdisciplinare: “È una questione molto profonda che riguarda gran parte delle nuove tecnologie. Da un punto di vista accademico non abbiamo ancora la risposta finale, ma sappiamo che il modo per trovarla è un metodo partecipato e inclusivo. Su questo punto in particolare per esempio ci stanno aiutando tantissimo gli artisti e i giornalisti”.

Insomma, così come lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ci sta aiutando a meglio renderci conto dei nostri bias e pregiudizi, dall’altra lo sviluppo dei digital twin ci aiuta a vedere meglio anche i processi politici e il modo in cui vengono prese le decisioni. “Usiamo spesso l’espressione «data-driven», ma piuttosto dovremmo parlare di decisioni «data-informed», perché l’analisi quantitativa aiuta a discutere le alternative ma in ultima analisi sono sempre le persone a prendere le decisioni”, conclude Cucchietti.

Dovremmo sempre ricordarci che avere società più eque o città più sostenibile non è una cosa inevitabile, ma sta a noi fare in modo che accada. Per esempio quando parliamo di sostenibilità spesso intendiamo un modo di fare le cose che sia necessariamente più costoso, o complicato. Ecco, i digital twin possono aiutarci a scegliere tra tutti gli scenari quello che offre il maggior impatto al minor costo!”. Anche Reyes su questo punto ha le idee molto chiare: “Ciò che rende una città «smart» non è il numero di sensori che sono installati, ma la capacità che ha di fare buone scelte per le persone che ci vivono. Per questo non bisogna partire dalla tecnologia, ma dai bisogni delle persone per individuare le possibili soluzioni e valutarne l’impatto per ogni gruppo sociale. I cittadini non hanno tutti gli stessi bisogni, e ogni scelta impatterà sempre in maniera diversa su persone diverse”.

Fonte : Wired