‘Ho capito che ero nel posto giusto, non ero più sola’. Il cammino di Rosa e Andrea

Spesso, quando ci si trova in difficoltà, si ha la tendenza a chiudersi in sé stessi, nutrendo la convinzione che nessuno possa, davvero, capire la propria situazione.
Ci si sente vulnerabili e soli, in balìa degli eventi.
Eppure, proprio quando si è senza speranza e la vita appare come un labirinto senza uscita, può accadere che si incroci il cammino della persona giusta. Potrebbe trattarsi di un professionista che finalmente sa ascoltare oltre le parole, un estraneo che offre un consiglio disinteressato o, semplicemente, qualcuno che ha camminato sulla stessa strada impervia.
Diventa, così, possibile orientarsi verso nuove possibilità, scoprendo risorse che non si credeva di possedere.
L’aiuto può arrivare nelle forme più inaspettate: un volantino trovato per caso, una telefonata o un suggerimento.
Si tratta di momenti e azioni che, col senno di poi, assumono una notevole importanza.
La storia di Rosa e Andrea mette in evidenza proprio questo aspetto: come un semplice incontro abbia ribaltato la situazione, portando speranza dove prima regnava lo sconforto.

Un inizio difficile

Andrea ha 39 anni ed è nato in provincia di Bari.
La sua vita è iniziata, da subito, all’insegna delle difficoltà: venuto al mondo prematuro, gli vengono diagnostiche una serie di patologie che ne mettono a rischio la sopravvivenza.
Viene salvato grazie ad un intervento, ma le sue condizioni fisiche sono rimaste precarie per diversi anni.
Ciò lo ha costretto a subire, nel corso degli anni, numerose ospedalizzazioni.
Il suo stato di salute, unito alla cecità e a un ritardo cognitivo che gli rende quasi impossibile esprimersi, fa sì che Andrea sviluppi una notevole aggressività nei confronti di chi lo circonda.
Anche quando i problemi fisici sono stati superati, le fragilità psicologiche sono perdurate.

Racconta Rosa, la mamma di Andrea:
“La vita con lui, per lui, era abbastanza complicata, nel senso che aveva timore di tutto e ogni piccolo cambiamento nell’ambiente scatenava delle crisi comportamentali terribili”.

Purtroppo, la realtà sul territorio, all’epoca, non offriva un sostegno adeguato alle persone con pluriminorazioni.
Inoltre, presso la famiglia, Rosa non poteva contare su nessun supporto, dato che la sua determinazione veniva vista come inutile ostinazione.
Nonostante ciò, la donna non si è mai arresa.

Ho sempre creduto nelle possibilità di mio figlio e ho sempre cercato soluzioni per rendere la sua vita la migliore possibile – afferma Rosa – nonostante tanti problemi, tanta aggressività, intravedevo che, in mio figlio, c’era qualcosa che lo disturbava”.

In seguito alla separazione dal marito, Rosa ha dovuto avvalersi dell’aiuto di una babysitter che si occupasse del figlio mentre lei è al lavoro; data l’aggressività di Andrea, nessuna purtroppo si ferma a lungo.
Una di queste, però, prima di andarsene le consegna un volantino della Lega del Filo d’Oro come possibile aiuto.
Rosa non conosce l’Ente, ma dato che le informazioni presenti sul dépliant rispecchiano la condizione di Andrea, decide di chiamare per saperne di più.

A quella telefonata non risponde un semplice operatore, bensì la dottoressa Patrizia Ceccarani, direttrice del Centro di Osimo.

In un’ora e mezzo di telefonata mi ha tolto tutti i dubbi che nessuno, nei dieci anni prima di allora, mi aveva tolto – ricorda Rosa – mi ha dato delle definizioni e un’idea di quali fossero le problematiche di mio figlio”.

Il percorso verso la serenità

Rosa ha, quindi, accompagnato Andrea a Osimo, affinché si sottoponesse alla visita diagnostica; la grande capacità, umana e professionale, degli operatori nel relazionarsi con il figlio, colpisce profondamente la donna.

 “Mi ha proprio dato un senso di leggerezza, di non essere più sola”.

Non avendo più legami in Puglia e desiderando avvicinarsi a Osimo, Rosa fa un ‘salto nel vuoto’ e decide di trasferirsi nelle Marche.
Purtroppo, per la presa in carico c’è una lista d’attesa di quasi due anni; il massimo che possono offrire è un trattamento pomeridiano di due ore; intanto Andrea, che all’epoca aveva 10 anni, viene iscritto alla scuola locale.
La situazione si mantiene di difficile gestione finché, l’anno successivo, finalmente Andrea viene accolto al Centro e, da lì, sono cominciati i primi cambiamenti e i progressi.
Il percorso è stato lungo e impegnativo, ma ricco di soddisfazioni.

Afferma Rosa:
I risultati mi hanno ripagato alla grande, proprio perché quello che è oggi Andrea non lo avrei neanche immaginato. La Lega del Filo d’Oro mi ha regalato un figlio che, altrimenti, non avrei mai conosciuto”.

Rosa si ‘innamora’ del metodo impiegato dalla Lega del Filo d’Oro, tanto da entrare a far parte del Comitato dei Familiari (di cui è stata presidente per molti anni), caldeggiando l’apertura di una Sede Territoriale in Puglia divenuta poi il Centro di Molfetta (BA) che permette, a lei e al figlio, di rientrare nella loro regione.

Oggi Andrea vive stabilmente al Centro, torna a casa nei fine settimana e svolge anche qualche tirocinio lavorativo. È socievole e ama stare in compagnia.
La sua nuova stabilità ha reso più serena Rosa in merito al suo futuro.

È un problema che affligge molte famiglie: il pensiero del ‘dopo di noi’ – afferma – Quello che vivo oggi, è secondo me, quello che ogni genitore di un figlio disabile sogna: vederlo realizzato in una sua vita autonoma”.

Un aiuto per tanti

Poter contare su un aiuto più vicino al proprio territorio è stato fondamentale per Rosa e Andrea e ha consentito loro di guardare al futuro con maggiore fiducia.
Ecco perché Sedi e Servizi Territoriali hanno un ruolo tanto importante: garantiscono, infatti, la realizzazione di percorsi educativo-riabilitativi personalizzati dedicati a bambini, ragazzi e adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali, offrendo loro l’opportunità di uscire dalla barriera di isolamento imposta dalla propria condizione.

Ecco perché la Lega del filo d’Oro, che da 60 anni rappresenta il punto di riferimento nazionale per queste persone e per le relative famiglie, si sta impegnando per rendere la propria presenza capillare in Italia, potenziando Centri, Sedi e Servizi Territoriali, sia per quanto riguarda l’aspetto quantitativo, aumentando il numero delle attuali undici Sedi, sia dal punto di vista qualitativo, potenziando i servizi offerti.

È possibile aiutare a raggiungere questo traguardo devolvendo il 5×1000 alla Lega del Filo d’Oro: basta inserire il codice fiscale 80003150424 nella propria dichiarazione dei redditi e la propria firma.
Un gesto semplice, ma importante, per sostenere la campagna #unaiutoprezioso e dare speranza a chi non vede e non sente.

Fonte : Today