Cosa c’è nella bozza delle conclusioni del G7

“Noi, leader del Gruppo dei Sette, ci siamo riuniti in Puglia per riaffermare la nostra duratura unità e determinazione ad affrontare le sfide globali in un momento cruciale della storia e mentre la comunità internazionale affronta molteplici crisi interconnesse”. È quanto si legge nella bozza della dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia, in Salento, nel cui preambolo i leader si impegnano a offrire “opportunità e a perseguire una prosperità condivisa” ribadendo “la nostra comune fede nei principi democratici e nelle società libere, nei diritti umani universali, nel progresso sociale e nel rispetto del multilateralismo e dello Stato di diritto”.

L’aborto e i diritti Lgbt

Ma al di là della retorica, cosa c’è nelle dichiarazioni finali del summit? Intanto manca la parola aborto, foriera di polemiche nei giorni di scorsi (e di tensioni tra Meloni e Macron): “Ribadiamo i nostri impegni assunti nel Comunicato dei leader di Hiroshima per l’accesso universale a servizi sanitari adeguati, convenienti e di qualità per le donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti per tutti”, si legge nel testo.

C’è invece un richiamo esplicito alla necessità di tutelare la comunità Lgbt: smentite, almeno così sembra, le indiscrezioni di un blitz per eliminare i riferimenti al mondo omosessuale. I leader, si legge, esprimono, “forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone Lgbtqia+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi, e condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali”.

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La posizione del G7 sulla guerra a Gaza

Ma non solo di diritti si è parlato al G7. I temi cruciali sono stati com’è ovvio i conflitti in corso in Ucraina e Gaza. Sul Medio Oriente il G7 ha espresso “pieno e unanime sostegno” all’accordo proposto dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi, un aumento significativo e duraturo del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza e la fine duratura del conflitto. 

I leader del G7 hanno rivolto un appello ad Hamas affinché accetti la risoluzione chiedendo ai “Paesi con influenza su Hamas” di “contribuire a garantire che lo faccia”. I leader del G7 si sono poi detti “profondamente preoccupati per le conseguenze sulla popolazione civile delle operazioni di terra in corso a Rafah e per la possibilità di un’offensiva militare su vasta scala che avrebbe ulteriori conseguenze disastrose per i civili”. Per questo hanno chiesto “al governo israeliano di astenersi da tale offensiva”.

Non è tutto. Il G7 ha espresso “l’importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese” che oggi controlla la Cisgiordania, ma non Gaza, e ha sottolineato che “il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale”. La soluzione al conflitto non può che essere quella dei due Stati e per questo viene stigmatizzata “la crescente violenza estremista dei coloni” israeliani che rappresenta una “minaccia per la pace”. 

Confermati i 50 miliardi per Kiev, gli appelli a Iran e Cina 

Sull’Ucraina è stato confermato il finanziamento da 50 miliardi di dollari già annunciato il primo giorno del summit.  Le risorse arriveranno dalle “entrate straordinarie dei beni sovrani russi immobilizzati” per inviare “un segnale inequivocabile al presidente Putin. Stiamo intensificando i nostri sforzi collettivi per disarmare e definanziare il complesso militare industriale russo” si legge ancora nella bozza.

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I Paesi del G7 manifestano poi “profonda preoccupazione per il sostegno” assicurato dalla Cina alla Russia, in particolare per “il sostegno continuo della Cina alla base industriale della difesa russa”. Alla Cina viene invece chiesto di “fare pressioni sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e senza condizioni le sue truppe dall’Ucraina”. I G7 si rivolgono anche all’Iran chiedendo di “smettere di sostenere la guerra della Russia in Ucraina e di non trasferire missili balistici e relativa tecnologia”. Nella dichiarazione dei leader vengono confermate le sanzioni contro entità di Paesi terzi che sostengono la guerra della Russia in Ucraina. In un altro passaggio viene poi condannata “la complicità del regime bielorusso” nella guerra in corso. 

La lotta al traffico di migranti e il nodo Taiwan

Nel corso del summit si è parlato anche di contrasto all’immigrazione. I leader di impegnano a rafforzare “le nostre azioni per prevenire, contrastare e smantellare le reti criminali organizzate che traggono profitto dal traffico di migranti e dalla tratta di persone” si legge. “A tal fine – proseguono -, stiamo lanciando una coalizione del G7 per prevenire e contrastare il traffico di migranti. Attraverso questa iniziativa, promuoveremo una maggiore cooperazione sulle capacità investigative, coinvolgendo le autorità competenti nei paesi di origine, transito e destinazione”. 

Nella bozza c’è spazio anche per Taiwan, minacciata dalla Cina. I leader del G7 ribadiscono che “mantenere pace e stabilità nello Stretto di Taiwan è indispensabile per la sicurezza e la prosperità internazionale”. Non c’è alcun cambiamento “nelle posizioni di base dei membri del G7 su Taiwan”, fanno sapere i leader,” comprese le politiche dichiarate di ‘un’unica Cina’”. Il leader esprimono “seria preoccupazione” per la situazione nel Mar cinese orientale e meridionale, ribadendo “la nostra ferma opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione”.

Fonte : Today