Le strane sneakers Samsung per controllare lo smartphone con i piedi

Da oggi ci sono anche un paio di sneakers Samsung nel colossale catalogo del brand coreano. Si chiamano non a caso Shortcut Sneaker le nuove calzature in edizione limitatissima, che potranno essere utilizzate come controller per associare una serie di movimenti e gesture dei piedi ad azioni specifiche per lo smartphone connesso senza fili. Le scarpe speciali sono state progettate in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria Cheil Benelux, la società specializzata in indossabili Elitac Wearables, la casa di produzione multimediale Bruut Amsterdam e il designer di sneaker Roel van Hoff.

A differenza del bianco e delle linee minimaliste delle calzature classiche Apple uscite svariati anni fa, i colori e le texture delle sneakers Samsung rimandano ad ambienti spaziali con reminescenze di esplosioni di supernovae e di superfici di corpi spaziali. L’idea iniziale non è male sulla carta, ma il risultato finale è un grigio-marroncino non proprio entusiasmante. Tutti i componenti hardware necessari sono installati nella suola: i sensori si occupano di tracciare gli spostamenti e la distanza tra le due scarpe. Come funziona il controllo dello smartphone con i piedi? Si indossano, si collegano senza fili allo smartphone Samsung e dall’app si scelgono cinque azioni specifiche da abbinare a cinque movimenti o gesture. Per esempio, si scuotono i piedi per effettuare una chiamata a un contatto specifico, si effettua un moonwalk per avviare la playlist personale preferita o si danno due colpetti con uno dei due piedi per impostare la modalità notte.

Come fare per mettere le mani, anzi i piedi, sulle sneakers Samsung Shortcut? Per l’Italia sarà pressoché impossibile, visto che si tratta di un’iniziativa della divisione olandese di Samsung rivolta alla community Samsung Members locale. Saranno estratte a sorte sei paia di sneaker a tutti gli utenti registrati che accederanno all’app entro il 9 luglio. Diventeranno pezzi da collezione da conservare con cura.

Fonte : Wired