Irvine Welsh è uno dei primi nomi che salta alla mente se si parla di anni 90, e più nello specifico se ci si addentra nella cosiddetta “chemical generation”, un insieme di scrittori che hanno raccontato un momento ben preciso, palpitante, disagiato, psichedelico e non ancora connesso digitalmente. Gli anni 90 senza bussola, psicotici, con poche certezze. Sta tutto dentro quel monologo iniziale di Mark Renton interpretato da Ewan McGregor in Trainspotting di Danny Boyle (e ovviamente tratto dal libro omonimo di Welsh) mentre The Passenger di Iggy Pop inizia a crescere imperterrita, divenendo insieme a Born Slippy degli Underworld la colonna sonora di una generazione. Incontriamo Irvine Welsh nel quartier generale di Asian Fake e prima della conferenza stampa facciamo due parole con lui e con Olderic, metà del duo elettronico Stereocalypse, che insieme all’autore il 14 giugno pubblicano il singolo How No per l’etichetta Stolen Goods fondata dal dj e host radio Lele Sacchi, sotto il tetto della Asian Fake. Il brano ripesca quelle atmosfere uggiose e scozzesi, le rimodula e le spinge oltre, dove la voce di Irvine Welsh diventa martellante e parte della ritmica ossessiva.
Quali sono le principali affinità fra te e gli Stereocalypse?
Irvine Welsh: “Sono amico di Augusto e tempo fa mi fece ascoltare un remix dei Bronski Beat fatto dagli Stereocalypse: era fantastico. Al mio ritorno nel Regno Unito l’ho suonato a un concerto ed era davvero grandioso. È stato un onore creare delle connessioni e fare un brano con loro”.
Olderic (Stereocalypse): “Lui ha accennato del nostro re-edit di Small Town Boy dei Bronsky Beat che ha suonato a un suo dj set, ma poi ci siamo rivisti a Ibiza, tutti assieme, in occasione di una nostra festa che abbiamo prodotto con Augusto. In quell’occasione, rinnovandoci ancora i complimenti, abbiamo approfondito un po’ di più la nostra amicizia che ci accomuna per il panorama musicale. Con il mio socio Andrea Doria che oltre a me è parte di Stereocalypse siamo tutti amanti di una musica vera, autentica, dell’epoca rave. Andrea Doria è uno dei fan più sfegatati di Irvine, e quindi sognare non costa nulla. Ho detto ad Augusto ‘Perché non facciamo un tuffo nel passato tutti assieme ?’. E così è stato e abbiamo prodotto una traccia ispirandoci alle atmosfere un po’ malate di Trainspotting ma che sfociano in qualcosa che sa di libertà. Gliel’abbiamo mandata ci è arrivata la magia: una nota vocale alle 3 di mattina, che sarebbe bello sapere da Irvine com’è nata. Noi poi abbiamo editato e sistemato le parti e abbiamo messo alcuni effetti per far entrare nella trama le autentiche parole di Irvine”.
Quando hai pensato al testo e come è venuto fuori?
Irvine Welsh: “Ero su un autobus del trasporto pubblico a Edimburgo. C’erano queste due ragazze sedute di fronte a me che stavano parlando di un ragazzo che una di loro frequentava. E ho pensato che suonasse così geniale. È semplicemente un dialogo, ed è quello che c’è nella traccia: la conversazione che hanno avuto sull’autobus, quindi in un certo senso mi sono sentito autorizzato a utilizzarlo dato che una di loro due continuava a dire ‘Vaffanculo! Io non esco con gli idioti, io non esco con gli idioti’. Mi ha davvero colpito che lei abbia detto questo, le donne della classe popolare di quell’età a Edimburgo direbbero ‘I didn’t go out with radges’ ma lei utilizzava il termine americano ‘date’ e suonava molto cool in quel contesto”.
E poi?
Irvine Welsh: “Lei si gira e dice: ‘How no, how no’ (perché no, perché no). È stato semplicemente fantastico, quindi ho semplificato queste frasi di base. Erano ragazze giovani, avranno avuto 18-19 anni ma hanno terrorizzato tutti sull’autobus. Tutti si guardavano. Io le adoravo, volevo in un certo senso avvicinarmi un po’ per riprendere la conversazione. Prendo molte delle mie idee dalle persone sui trasporti pubblici perché quando sono da sole non dicono niente, ma quando ci sono gruppi di giovani insieme sui mezzi di trasporto sono un dannato incubo: si fanno notare l’uno con l’altro, si incontrano e fanno di tutto affinché chiunque sull’autobus senta la loro conversazione. Era tutto un ‘fanculo’, ‘coglioni’. Erano queste le cose che spiccavano tipo ‘Sono uscita con questo pazzo e lui mi ha detto perché no (how no)? Perché no (how no)? Gli ho detto ‘chiudi la bocca, vaffanculo’. Ho pensato di essere stato sfortunato perché dovevo cercare qualcosa che facesse rima con ‘radges’ (in slang scozzese una persona un po’ pazza). Mi è venuto in mente ‘badges’. In realtà la darei a qualcuno questa ‘badge of honour’ (medaglia al valore). Comunque è stato molto divertente da fare questo pezzo perchè il ritmo della traccia tendeva a una sorta di suono ruvido come quel tipo di voce”.
Fonte : Wired