Decameron, perché riscoprire il capolavoro di Boccaccio che ha ispirato la nuova serie Netflix

The Decameron arriverà su Netflix il prossimo 25 luglio. Si tratta ovviamente di un adattamento seriale dell’opera fondamentale di Giovanni Boccaccio, ma altrettanto ovviamente il cambio di tono è dietro l’angolo: già la piattaforma di streaming lo definisce come un “Love Island, ma tanto tempo fa” e la virata da “drama” è dietro l’angolo. A firmare questa serie è in effetti Kathleen Jordan, già dietro a serie teen come Teenage Bounty Hunters e American Princess, mentre a fare da produttrice esecutiva c’è Jenji Kohan (GLOWOrange Is the New Black). A quanto pare dal primo trailer diffuso in queste ore, il team creativo ha calcato la mano sugli elementi lussuriosi e festaioli del capolavoro boccaccesco. Sulle note di Blue Monday dei New Order, infatti, vediamo i protagonisti lasciarsi andare a una festa sfrenata, anche se la morte – com’è noto – è dietro l’angolo.

Difficile immaginare che la serie, la quale vede nel cast nomi come Zosia Mamet (Girls), Saoirse-Monica Jackson (Derry Girls), Tanya Reynolds (Sex Education) e Tony Hale (Veep, Arrested Development), rimanga fedelissima ai racconti originali ma di certo ne recupera l’ambientazione storica – alla metà del Trecento, dunque – e anche l’impostazione narrativa: un gruppo di giovani che, per sfuggire la peste che sta decimando la popolazione fiorentina, si rifugia in un casale in campagna per isolarsi e passa il tempo gozzovigliando e raccontandosi storie. In effetti il titolo Decameron o Decamerone deriva dal greco e significa proprio “(opera) di dieci giorni”, in quanto l’isolamento dei protagonisti dura proprio una decade e ogni giorno l’allegra brigata (sette fanciulle e tre ragazzi) si racconta dieci storie collegate al tema scelto dal “re” o dalla “regina” eletti quotidianamente (tranne il più giovane Dioneo, libero di esulare dal tema).

Ne esce così una raccolta di cento novelle, tutte molto diverse le une dalle altre, che però sono accumunate dal descrivere la vita quotidiana di una varietà molto grande di personaggi del Medioevo italiano, alcuni comuni altri più noti, molti inventati e alcuni ispirati a figure storiche realmente esistite, concentrandosi soprattutto sulla sottolineatura di vizi e virtù e su temi come il sesso, l’amore, la giustizia, l’umiltà e così via. Di base Boccaccio voleva dimostrare come gli eventi della vita di tutti gli esseri umani sia dominata da due forze non necessariamente in competizione, da una parte la Fortuna (la forza esterna che condiziona il destino) e la Natura (gli istinti individuali che bisogna riconoscere e all’occasione dominare).

Oltre che per la sua straordinaria ricchezza narrativa e inventiva, che attingeva a piene mani alle fonti più svariate (dalle Mille e una notte alle Metamorfosi di Apuleio passando per i fabliaux medievali e i più recenti Racconti di Canterbury di Chaucer), il Decameron è stato particolarmente apprezzato nel corso della storia per la sua complessa ed esattissima struttura a cornice e il suo stile composito, che passa dal triviale all’aulico, dal grottesco al mistico, un linguaggio così naturale e vivo che per secoli fu poi considerato come l’esempio più lampante del volgare italiano in prosa (accanto alla lingua poetica del Canzoniere di Petrarca). La fortuna editoriale dell’opera, tranne nei periodi di particolare oscurantismo censorio, fu lunga e fiorente ed è arrivata ai giorni nostri ispirando anche altri adattamenti mediatici, tra cui Il Decameron di Pasolini (1971) e Meraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani (2015), ma anche l’assurda parodia americana Decameron Pie del 2007.

The Decameron di Netflix è quindi solo l’ultima delle versioni sullo schermo del libro, e c’è molta curiosità su come la serie riuscirà a rendere omaggio alla complicata e variopinta architettura ideata da Boccaccio.

Fonte : Wired