Su Marte c’è la brina mattutina. La scoperta di un team di ricerca internazionale

Sulle cime dei vulcani della regione di Tharsis su Marte, i più alti non solo del pianeta rosso ma di tutto il nostro Sistema solare, ci sono depositi di acqua ghiacciata. A osservarli per la prima volta è stato un team di ricerca internazionale, tra cui anche l’Inaf-Osservatorio astronomico di Padova e l’Istituto di astrofisica e planetologia Spaziali (Iaps-Inaf) a Roma, secondo cui questa scoperta mette ora in discussione le precedenti ipotesi sulle dinamiche climatiche di Marte e ci aiuta a far luce su come si comporta l’acqua sul pianeta. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.

La brina nelle caldere

Tharsis, ricordiamo, è un altopiano situato alle latitudini tropicali di Marte che ospita numerosi vulcani che raggiungono altezze che vanno da una a due volte quella del nostro Monte Everest. L’Olympus Mons, per esempio, è alto 21 chilometri e vasto quanto la Francia. La brina appena identificata dallo studio si trova proprio nelle loro caldere, ossia le grandi grandi cavità alle loro sommità create durante le eruzioni passate. Secondo i ricercatori, il modo in cui l’aria circola sopra questi vulcani crea un microclima unico che consente la formazione di sottili strati di brina.

Ghiaccio all’equatore

“Abbiamo pensato che fosse improbabile che si formasse del ghiaccio attorno all’equatore di Marte, poiché il mix di sole e atmosfera sottile mantiene le temperature durante il giorno relativamente alte sia in superficie che in cima alle montagne, a differenza di quanto vediamo sulla Terra”, ha spiegato Adomas Valantinas, tra gli autori dello studio. “Quello che stiamo vedendo potrebbe essere un residuo di un antico ciclo climatico sul moderno Marte, dove in passato si sono verificate precipitazioni e forse anche nevicate su questi vulcani”.

Solo di prima mattina

Per trovare e confermare la presenza della brina su Marte, i ricercatori hanno analizzato oltre 30mila immagini a colori ad alta risoluzione provenienti dal Color and Stereo Surface Imaging System (Cassis) a bordo del Trace Gas Orbiter dell’Esa. I dati sono stati poi convalidati utilizzando le osservazioni effettuate dalla telecamera stereo ad alta risoluzione a bordo della navicella orbitante Mars Express dell’Esa e dallo spettrometro Nadir e Occultation for Mars Discovery del Trace Gas Orbiter. Secondo i risultati, la brina è presente solo poche ore dopo l’alba prima di evaporare con la luce del Sole durante le stagioni più fredde.

La brina: vastissima e sottilissima

La brina, spiegano i ricercatori, è anche incredibilmente sottile: probabilmente spessa solo un centesimo di millimetro o circa la larghezza di un capello umano. Ma occupa un’area davvero vasta: secondo le stime, costituisce almeno 150mila tonnellate di ghiaccio d’acqua che probabilmente viene scambiato ogni giorno tra la superficie e l’atmosfera durante le stagioni più fredde del pianeta. Per fare un confronto, equivale a circa 60 piscine olimpioniche. Continuare a studiare e modellare il modo in cui si forma la brina e il ghiaccio potrebbe aiutarci a svelare altri segreti su Marte, migliorare la nostra comprensione sull’acqua e su come si muove, e far luce sulle complesse dinamiche atmosferiche del pianeta, essenziali per le missioni future e la ricerca di possibili tracce di vita.

Fonte : Wired