Il leader del BJP ha prestato giuramento questa mattina al palazzo presidenziale. Come dopo la vittoria del 2019, ha poi firmato per il rilascio di una nuova rata di un programma di assitenza finanziaria ai contadini. L’analisi dei risultati elettorali ha confermato il calo di popolarità degli ultranazionalisti nelle aree rurali. Per la prima volta nemmeno un musulmano nell’esecutivo, composto da ben 71 membri.
New Delhi (AsiaNews) – Narendra Modi ieri ha prestato giuramento per un terzo mandato da primo ministro, dopo che la National Democratic Alliance (NDA), la coalizione di cui fa parte il Bharatiya Janata Party (BJP), ha vinto le elezioni conquistando 293 seggi. Un margine inferiore rispetto ai pronostici e che ha costretto il BJP a fare i conti con gli alleati di governo, in particolare il Telugu Desam Party e il Janata Dal (United).
“L’opposizione ha cercato di dipingere i risultati del Lok Sabha (la Camera bassa del Parlamento) come una sconfitta per noi. Ma non abbiamo perso, non abbiamo mai perso, non perderemo mai”, ha detto Modi venerdì dopo essere stato eletto leader della NDA.
Insieme al premier hanno prestato giuramento anche 71 membri del Consiglio dei ministri, tra cui 30 ministri di gabinetto (quindi a capo di un ministero), 33 ministri di Stato (che all’interno di un ministero si occupano di un ambito specifico) e cinque ministri di Stato con carica indipendente (che non fanno capo a nessun ministero). Quest’anno, per la prima volta, nel governo non figura nessun ministro musulmano, nonostante il premier avesse risposto alle accuse dell’opposizione dicendo che la NDA era impegnata a rispettare l’uguaglianza religiosa del Paese.
I ministeri chiave dell’Interno, della Difesa, degli Esteri e dei Trasporti sono rimasti a tre fedelissimi di Modi (Amit Shah, Rajnath Singh, S. Jaishankar e Nikita Gadkari), mentre agli alleati del BJP però sono stati assegnati 11 ministeri con portafoglio: come avevano previsto diversi osservatori, diversamente dagli ultimi due mandati in cui il BLP aveva da solo la maggioranza per governare, questa volta Modi dovrà tenere in considerazione le richieste degli altri partiti per restare al governo.
“Dare potere ai poveri e alla classe media è la nostra priorità”, ha affermato il premier Modi nei giorni scorsi. Mentre questa mattina, durante la cerimonia di giuramento che si è tenuta al Rashtrapati Bhavan, il palazzo presidenziale di Delhi, e alla quale hanno partecipato alcuni leader della regione (in accordo con la politica “prima il vicinato” del premier), star di Bollywood e imprenditori, Modi ha affermato che sosterrà la sovranità e l’integrità dell’India e governerà con “vera fede e lealtà alla Costituzione”.
“Farò del bene a tutti i tipi di persone in accordo con la Costituzione e la legge, senza paura o favoritismi”, ha aggiunto.
Dopo il giuramento, il premier indiano ha sbloccato una nuova rata del Pradhan Mantri Kisan Samman Nidhi (PM-KISAN), un programma di assistenza finanziaria che prevede l’assegnazione di 6mila rupie (meno di 67 euro) all’anno ai contadini ritenuti idonei. Anche nel 2019, subito dopo aver vinto le elezioni, Modi aveva preso lo stesso provvedimento. “Il nostro è un governo pienamente impegnato nei confronti del benessere degli agricoltori”, un concetto espresso con la formula “Kisan Kalyan” in hindi. “Vogliamo continuare a lavorare ancora di più per gli agricoltori e il settore agricolo in futuro”, ha continuato.
Il governo ha stanziato un budget di 1,27 miliardi di rupie per il ministero dell’Agricoltura per l’anno fiscale 2024-2025, anche se il bilancio completo verrà probabilmente comunicato a luglio.
Negli ultimi 10 anni di governo, Modi ha perso il sostegno degli agricoltori. L’analisi dei risultati elettorali lo conferma: nelle aree rurali, la NDA ha visto un calo del sostegno del 2,2%, mentre l’alleanza dell’opposizione, guidata dal partito del Congress, ha visto aumentare la proprio popolarità del 18% nelle aree contadine e periferiche.
Nello Stato dell’Haryana, noto come il “paniere” dell’India, il BJP nel 2019 aveva vinto tutti i 10 seggi a disposizione, mentre quest’anno ne ha ottenuti solo cinque, perdendo l’altra metà contro il Congress, il partito che guida la coalizione dell’opposizione denominata INDIA. Nel Rajasthan, dove a dicembre il governo statale aveva cambiato bandiera per il partito ultranazionalista indù del premier Modi, il BJP ha conquistato 14 seggi su 25. Anche qui, nel 2019 li aveva vinti tutti.
Diversi esperti avevano citato il calo di popolarità del BJP tra gli agricoltori, citando le proteste del 2020-2021 che avevano costretto il governo a ritirare una serie di riforme a favore della liberalizzazione dei mercati. Anche a febbraio di quest’anno, a soli due mesi dall’inizio delle elezioni, i contadini erano tornati a marciare verso Delhi criticando il governo per non aver mantenuto le promesse fatte dopo il 2020: le garanzie sui prezzi dei raccolti, il raddoppio del reddito degli agricoltori, il condono dei prestiti. Forse proprio questo elemento è stato sottovalutato nei sondaggi pre-elettorali che davano per certa una vittoria schiacciante del BJP.
Fonte : Asia