Intelligenza artificiale, i dispositivi AI sono un flop clamoroso

Humane e Rabbit non sono le uniche startup a inserire nuove varianti di AI negli hardware. Limitless AI, precedentemente chiamata Rewind, ha recentemente rivelato un ciondolo a clip descritto come “un assistente di memoria che trascrive le registrazioni audio“. Un paio di auricolari intelligenti di Iyo, nati dal laboratorio moonshot X di Alphabet, dovrebbero ricoprire il ruolo di “terapista, allenatore e tutor, il tutto controllato tramite la voce”, quando saranno lanciati alla fine di quest’anno. Inoltre, una bussola AI chiamata Terra utilizza le API di Google e ChatGpt per guidare gli utenti mentre camminano e fanno escursioni. Il suo design sarà open source, per incoraggiare le persone a costruire le proprie versioni del dispositivo.

La maggior parte di queste startup utilizza l’intelligenza artificiale per offrire una sorta di interazione senza schermo con l’utente e per trasmettere informazioni senza costringere gli utenti ad aprire un milione di applicazioni mobili. Alcune scommettono anche sul fatto che i modelli AI gratuiti e open source diventeranno più potenti, facili da personalizzare e da eseguire sui dispositivi, o che i servizi cloud AI diventeranno più veloci e meno costosi da concedere in licenza con il progredire della tecnologia.

Ma anche una startup di hardware AI che sviluppa un prodotto in grado di risolvere problemi, e che funziona davvero, deve competere con le grandi aziende che dettano il rapporto dei consumatori con la tecnologia, convincendoli continuamente ad abbracciare nuove modalità di interazione.

Jason Rugolo, il creatore del nuovo gadget AI Iyo One, in una recente intervista ha sottolineato quanto potere detengono ancora Google e Apple con le loro piattaforme mobili. “Hanno costruito le loro interfacce grafiche, quindi queste interazioni hanno la priorità“, ha detto Rugolo a Wired. “Noi abbiamo un modello di applicazione completamente nuovo in cui la conversazione è l’interazione principale, quindi dobbiamo fare le cose in modo diverso“.

Rugolo afferma anche che il linguaggio utilizzato nel marketing di questi nuovi prodotti sta cambiando molto in questo periodo e che l’enfasi sulla “gen AI” potrebbe essere una sorta di moda passeggera. “Utilizziamo molta tecnologia. Al centro dell’interazione del linguaggio naturale ci sono modelli linguistici di grandi dimensioni, che considererei ‘generazione AI’ – afferma -. Se si tratta di un’app per il miglioramento dell’udito, è più probabile che utilizzi l’apprendimento automatico, mentre al giorno d’oggi è probabile che un’app di traduzione utilizzi un modello linguistico di grandi dimensioni”.

Un ciclo che si ripete

Christina Warren, senior developer advocate presso GitHub di Microsoft e giornalista in ambito tech, sostiene che la corsa ai gadget AI ricorda l’era dei wearable e dei gadget finanziati da Kickstarter del lontano 2010. Anche in quel caso, infatti, la corsa era stimolata da una nuova tecnologia disponibile che rendeva più facile lo sviluppo.

Fonte : Wired