Cosa vuole fare l’Ue con le nostre case

Dopo gli anni del Superbonus parlare di ristrutturazioni edilizie non è più la stessa cosa. La discussa direttiva “Case green” promette un taglio netto delle abitazioni che inquinano di più, da qui al 2050. Il problema è il come anche perché i numeri sono enormi: decine di milioni di abitazioni verranno coinvolte per costi ancora da quantificare, ma che di sicuro saranno elevati. Chi pagherà? I partiti hanno portato il tema nel terreno di scontro politico per le elezioni europee e l’Italia è tra i paesi più esposti. Da questa tornata elettorale nascerà il Parlamento europeo che si occuperà della questione.

Quanto inquinano le case degli italiani

I dati che hanno ispirato la riforma che ha portato alla direttiva Case green sono questi: nell’Unione Europea gli edifici sono responsabili del 40 per cento del consumo finale di energia e del 36 per cento delle emissioni di gas serra. In generale, il 75 per cento degli edifici è da considerare inefficiente sul piano energetico.

Quanto inquinano le case da ristrutturare per la direttive europea case green

Rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico è cruciale per raggiungere gli obiettivi del Fit for 55, il programma di decarbonizzazione dell’Ue che punta a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento rispetto al 1990, entro il 2030.

Come si vede dal grafico, le emissioni dagli edifici residenziali sono in diminuzione, ma l’Italia fa peggio della media dell’Unione Europa: le abitazioni italiane inquinano di più.

Quali abitazioni si dovranno ristrutturare in Italia 

Non è un caso che le abitazioni in Italia sono più inquinanti della media europea. Il motivo è il parco edilizio italiano particolarmente antiquato che rende il nostro paese uno di quelli che dovranno ristrutturare di più per adeguarsi alla direttiva. Secondo il report del Politecnico di Milano, “Smart Building”, oltre il 40 del parco edilizio nazionale è fatto da edifici costruiti tra il 1945 e il 1972.

Le prime ristrutturazioni dovranno dunque riguardare gli edifici che oggi hanno le classi energetiche più basse, ossia F e G. Secondo l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, si tratta di 3,8 milioni di abitazioni. Se aggiungiamo anche la terza classe di peggiore efficienza energetica, la E, il totale arriva a 5,8 milioni. Ma ci sono delle eccezioni.

Il testo della direttiva specifica che le ristrutturazioni non saranno dovute per appartamenti “destinati a essere usati meno di quattro mesi all’anno”, dunque delle case usate per le vacanze. In più, i paesi membri avranno la facoltà di escludere gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, eccezione che vale anche per luoghi di culto ed edifici del settore agricolo.

Quanto ci costerà la direttiva case green

Prima che l’Italia recepisca la direttiva europea potrebbero volerci anche due anni. Nel frattempo iniziano a circolare le prime stime sui costi. Secondo uno studio di Cresme, storico centro di ricerca nel settore edilizio, ristrutturare le case per renderle più efficienti dal punto di vista energetico richiederà un notevole esborso da dividere tra pubblico e privato: il conto si aggira tra i 285 e i 320 miliardi di euro fino al 2030. In media, una famiglia che vive in un condominio potrebbe spendere circa 48mila euro per adeguare il proprio appartamento.

Il costo stimato della ristrutturazione per la direttiva case green

D’altra parte, questi lavori di efficientamento energetico potrebbe ridurre i costi delle bollette fino al 40 per cento. Chi paga tutto questo? La direttiva non specifica chi dovrà farsi carico dell’investimento, e starà quindi agli Stati decidere se sostenerlo con fondi pubblici o meno. L’Italia potrebbe per esempio tenere conto l’utilizzo del nuovo Fondo sociale per il clima, varato dall’Ue anche per aiutare i cittadini a coprire i costi delle ristrutturazioni.

Cosa faranno i partiti italiani in Europa

Sul tema della direttiva case green c’è una spaccatura tra i due poli dell’Europarlamento. I partiti orientati verso destra portano avanti la narrativa della “difesa della casa”. Il nemico è la transizione energetica del Green deal europeo, con i suoi “eccessi” che potrebbero ripercuotersi su posti di lavoro e nuovi costi per i cittadini. Obbiettivi più “realistici” da raggiungere e maggiore flessibilità.

Al contrario, i partiti progressisti dell’area di sinistra guardano con più favore alle politiche ecologiste e al piano di decarbonizzazione della Commissione europea, anche per aumentare l’efficienza energetica delle abitazioni. La strada del Green deal passa anche da nuovi incentivi per poter attuare la direttiva case green.

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Fonte : Today