Voto elettronico, i tentativi di infiltrarsi nel test sono stati il triplo degli elettori autorizzati

Febbraio, in Senato si discute del voto ai fuori sede. E il ministero dell’Interno ha da poco concluso il suo primo test su larga scala di voto elettronico. Una simulazione di elezioni a Camera e Senato da parte dei residenti all’estero che il Viminale ha dovuto organizzare pochi giorni prima di Natale, pena perdere un milione di euro di fondi stanziati dal governo Conte bis per sperimentare forme di voto digitale. E che per il dicastero può offrire spunti di riflessioni su come gestire le votazioni di chi è fuori sede alle europee dell’8 e 9 giugno.

Dal 13 al 14 dicembre 2023, circa 13mila connazionali residenti all’estero nelle circoscrizioni di Londra, Stoccolma, Monaco di Baviera e Charleroi, in Belgio, o che là si trovavano anche solo temporaneamente, per ragioni di studio, di lavoro o di salute, sono stati invitati a partecipare al test di voto elettronico. Ha risposto alla chiamata il 20% degli aventi diritto, circa 2.681 persone, come ha spiegato l’8 febbraio in audizione alla commissione Affari costituzionali del Senato, incaricata di trattare le regole per il voto dei fuori sede, il prefetto Angelo De Prisco, vice capo dipartimento della Direzione centrale servizi elettorali del Viminale, che ha gestito il test. Più del triplo, però, sono i tentativi non autorizzati di accesso. Tutti bloccati, secondo il ministero dell’Interno, dalle misure di sicurezza della piattaforma di voto. Ma significativi per valutare i rischi del voto elettronico.

Il test del voto elettronico

Torniamo all’8 febbraio e all’audizione di De Prisco. Il prefetto ha giudicato “buona” la partecipazione, soprattutto tra le fasce più giovani di elettori. Il 72% degli oltre 2.600 aderenti ha tra i 23 e i 43 anni. Meno positivo, invece, è il numero di “tentati attacchi” alla piattaforma di voto, il sistema E-Vote, sviluppato da Accenture, multinazionale della consulenza in ambito tech, con la controllata Accenture technology solutions srl e Inmatica, fornitore di servizi informatici per la pubblica amministrazione. Secondo i primi dati del Viminale, nelle 48 ore di test sono stati censiti “9mila tentativi di intromissione non autorizzati”. Azioni che secondo De Prisco non possono essere ricondotte “a gruppi organizzati” ma sono “tentativi isolati e individuali”, bloccati dalle misure di sicurezza messe in campo dal Viminale. Vogliamo rassicurare il prefetto: anche Wired in quei giorni ha tentato di accedere alla piattaforma utilizzando il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) e la piattaforma ha negato la possibilità di prendere parte alle elezioni simulate.

Tuttavia, al netto delle verifiche giornalistiche, questo alto numero di accessi non autorizzati dà il polso dei rischi a cui è esposto il voto digitale da remoto. Lo ammette lo stesso prefetto: “Questo dato, seppur connesso a una “simulazione” senza alcun valore legale suggerisce cautela e ulteriori approfondimenti sui rischi del voto elettronico, già evidenziati dalla comunità scientifica e segnalati più volte dalle Agenzie nazionali per la sicurezza cibernetica“.

Fonte : Wired