Caldo estremo, la strage di scimmie in Messico

Per Tania Fonseca, tecnico accademico presso l’Istituto di Ecologia che si occupa di analisi cliniche sul Gruppo di studio primatologico transdisciplinare, ciò che più colpisce è la fragilità emersa in questi giorni da parte di una specie abituata a fronteggiare con resilienza anche gli ambienti più ostili. Fonseca afferma che se la causa delle morti è davvero lo stress da calore, sarà possibile confermarlo attraverso necropsi e analisi dei tessuti. Se la causa è questa diventa importante monitorare gli animali ancora vivi, perché potrebbero avere tessuti e organi colpiti, con effetti secondari.

Temperature e condizioni del paesaggio

La temperatura media annuale a Tabasco è di 27ºC, con un massimo di 36ºC nel mese di maggio. Le temperature registrate in questa stagione, però, hanno ampiamente superato i 50°C. Oltre alle alte temperature, spiega Bertha Valenzuela, primatologa nativa di Comalcalco, bisogna considerare le modifiche del paesaggio. Infatti, la regione di Chontalpa, principale habitat delle scimmie urlatrici di Tabasco, un tempo era caratterizzata da una fitta vegetazione arborea in grado di fornire ombra ai sistemi agroforestali di cacao. A partire dagli anni Quaranta, però, lo stato ha progressivamente sostituito questi paesaggi naturali con monocolture intensive di canna da zucchero, ananas, angurie e altre specie, causando una drammatica riduzione delle aree forestali. Oggi ne sopravvive appena il 3% rispetto alla copertura originale, con un tasso di deforestazione che negli ultimi cinquant’anni ha raggiunto i 2,7 ettari persi ogni ora.

Il Chontalpa rappresenta la più vasta area di coltivazione di cacao nello stato di Tabasco, con oltre 3mila produttori attivi. A partire dagli anni 2000, però, la produzione ha subito un drastico calo a causa di malattie come la moniliasi che hanno colpito le piante, unite al crollo dei prezzi sul mercato locale. Questo ha costretto molti coltivatori ad abbandonare le loro piantagioni di cacao, convertendole in pascoli per l’allevamento, considerato più redditizio. Le statistiche sono impietose: si è passati da 62.385 ettari di cacao coltivati nel 2004 a soli 41.298 nel 2010. Eppure, secondo le testimonianze raccolte da Valenzuela dagli stessi agricoltori della zona, questi agroecosistemi hanno rappresentato per oltre 30 anni l’habitat preferito delle scimmie urlatrici. Gli animali avevano scelto di stabilirsi in queste piantagioni, trovandovi rifugio e nutrimento. Vederli ora morire di fronte ai loro occhi a causa del caldo estremo ha avuto un impatto devastante sulle comunità locali, legate a questi primati da un legame antico e profondo.

Fonte : Wired