Intelligenza artificiale, perché Miss AI è lo specchio dei nostri canoni di bellezza distorti

La rosa di finaliste selezionate da Fanvue – tutte magre, belle e per lo più di carnagione chiara – rispecchia i risultati ottenuti da un’indagine del Washington Post, che recentemente ha chiesto a Dall-E, Midjourney e Stable Diffusion di creare immagini che ritraessero belle donne. La testata ha spiegato che i programmi AI tendevano a “indirizzare gli utenti verso una visione sorprendentemente ristretta della bellezza“, sottolineando che tra le migliaia di immagini generate dai sistemi, quasi tutte rappresentavano donne magre, di pelle tendenzialmente chiara e giovani (solo il 2% delle immagini aveva per protagoniste donne che mostravano segni visibili di invecchiamento).

In un certo senso, queste immagini riflettono il mondo da cui provengono: “Il modo in cui le persone vengono rappresentate nei media, nell’arte, nell’industria dell’intrattenimento si riversa nell’AI“, ha dichiarato al Washington Post Sandhini Agarwal, responsabile dell’AI affidabile di OpenAI.

Circolo vizioso

Il rischio, insomma, è di trovarsi davanti a serpente che si morde la coda. Ma cosa significa tutto questo per le donne che non rientrano nei tradizionali canoni di bellezza, quelle le cui misure non possono essere all’altezza di standard online che ricordano più le Barbie che persone reali, o che non possono permettersi di sfoggiare una chioma sempre acconciata perfettamente?

Soprattutto che la frattura tra influencer umani e influencer AI diventa più profonda. I capelli multicolori di Aiyana Rainbow, per esempio, sono progettati per attirare l’attenzione (a quanto pare, l’AI generativa adora rappresentare le persone queer con acconciature arcobaleno). Creare una donna con i capelli castano scuro o una mamma di 50 anni non avrebbe fornito l’aggancio visivo necessario, per quanto irrealistico o stereotipato possa essere.

E anche se Aiyana Rainbow non è perfetta al 100% – il suo viso, dicono i creatori, non è del tutto simmetrico – difficilmente un fan impegnato a scorrere velocemente le sue foto noterebbe qualche difetto.

Da parte loro, i brand non sono certo interessati a puntare su creatori le cui immagini non siano il più perfette possibile. E mentre negli ultimi anni sembra esserci un apprezzamento generalizzato per le celebrità che appaiono “autentiche” online, questo non significa che le vite ultra-curate degli influencer, siano essi reali o generati dall’AI, non vengano comunque premiate.

Fonte : Wired