Esami anche nel weekend, aumenti ai medici: cosa cambia col decreto “Liste d’attesa”

“Misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie”, è il titolo del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri. Lo scopo dichiarato dal governo Meloni è ridurre i tempi delle liste di attesa nella sanità. Ma non sono mancate le polemiche da parte delle Regioni e dei partiti di opposizione: l’accusa principale è che il decreto sia una mossa elettorale, vista l’approvazione a ridosso delle elezioni europee e senza adeguate coperture finanziarie. La stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un video sui social parla di “passi in avanti molto significativi”, ricordando che tutti saranno chiamati a “maggiori responsabilità” compresi i cittadini.

Cosa c’è nel decreto “Liste d’attesa” di Meloni: le novità

Sono due i testi nei quali si è sdoppiato l’intervento del governo. Da una lato il decreto legge, in tutto 7 articoli, con lacune novità sul monitoraggio dei dati, grazie a una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali. Nasce poi un Centro unico prenotazioni (Cup) regionale o infraregionale, con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato.

Viene previsto un divieto di sospendere o chiudere le agende. Un sistema di richiamo eviterà infatti il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite ed esami anche il sabato e la domenica, mentre in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria.

La flat tax per pagare le prestazioni straordinarie dei sanitari

Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste. Tra le misure principali del disegno di legge (15 articoli) c’è l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali.

Confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo. L’aumento dei limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati. Inoltre le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione.

In più, sale la spesa per il personale: il 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede un piano d’azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud.

Le polemiche sul decreto liste d’attesa, De Luca: “Palla immensa”

Inevitabili le polemiche, a pochi giorni dalle elezioni europee. Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, “non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”, mentre per Debora Serracchiani “un decreto legge a cinque giorni dal voto è solo fuffa elettorale. “Il nodo è quello delle risorse – afferma l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, oggi deputato del Pd – Ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda”.

Tagli alla sanità, così Meloni viene smentita dal suo stesso governo

Bocciano le misure alcuni governatori di regione: “una palla immensa” per il presidente della Campania Vincenzo De Luca, un “intervento di facciata senza risorse” per il collega toscano Eugenio Giani. “I fondi servono sicuramente però ritengo che questo primo passo importante dia un segnale al sistema”, è invece la valutazione del governatore del Lazio Francesco Rocca.

Raffaele Donini, coordinatore della Commissione salute per Conferenza delle Regioni aveva già riferito una posizione critica delle Regioni, conferma il giudizio negativo definendolo il decreto sulle liste d’attesa “astratto e privo di coperture”. Con l’aggravante di un mancato confronto coi diretti interlocutori.

Fonte : Today