L’assurda crociata contro le auto elettriche

Gli incentivi per acquistare le auto elettriche, lanciati ieri, sono finiti in nove ore: 240 milioni di euro si sono volatilizzati al ritmo di quasi mezzo milione al minuto. Visto che l’Italia è agli ultimi posti delle classifiche per la diffusione di auto elettriche, la cosa è molto rilevante. L’assalto alla piattaforma del governo dove prenotare gli incentivi ci dice che il vero ostacolo all’acquisto di un’auto elettrica finora non è stata la mancanza di una rete capillare di colonnine di ricarica (sono 51 mila e crescono ancora) ma il prezzo troppo alto rispetto a quello delle auto con il motore endotermico. Con prezzi più bassi il mercato può finalmente decollare e consentirci di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica necessari a contrastare il cambiamento climatico.

A questo punto il nostro governo dovrebbe finirla con la crociata contro le auto elettriche che ci vede schierati contro la decisione dell’Unione europea di fermare la vendita di auto con motore a benzina non domani ma dal 2035. Il ragionamento del centrodestra è che dovremmo puntare a raggiungere gli stessi obiettivi ma con una neutralità tecnologica, ovvero allungando la vita dei motori endotermici tramite due tipi di carburanti: il biofuel, realizzato grazie a scarti agricoli; e gli efuels, i carburanti sintetici. Ieri al festival di Green & Blue sono stati presentati dei dati interessanti dall’ultimo report di Transport & Environment: per il biofuel, che in Italia è prodotto da Eni con il nome HVO, è stato osservato che la resa energetica di questo carburante è di appena un terzo rispetto ad un motore elettrico; mentre per quel che riguarda i carburanti sintetici, gli efuel, che al momento sul mercato non esistono, si stima che nel 2030 un veicolo alimentato in questo modo genererà il 50 per cento di emissioni in più rispetto ad un veicolo elettrico. Questo non vuol dire che questi carburanti saranno inutili, anzi: potranno servire per alimentare navi ed aerei, ovvero mezzi per i quali il fabbisogno energetico è tale che servirebbero batterie elettriche molto grandi e quindi i motori tradizionali con carburanti meno inquinanti degli attuali potrebbero avere senso. Ma che il trasporto su strada debba nel giro di un decennio diventare elettrico non dovrebbe più essere la battaglia di una parte politica.

Fonte : Repubblica