Gli uomini circoncisi rischiano meno l’HIV: com’è possibile

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Un team di ricerca cinese ha determinato che gli uomini omosessuali sottoposti a circoncisione hanno un rischio inferiore di infezione da virus dell’HIV, il patogeno che causa l’AIDS. Ecco cosa è stato scoperto.

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La circoncisione riduce il rischio di infezione col virus dell’HIV, il patogeno responsabile della Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). È quanto emerso da un nuovo studio che ha indagato sull’impatto dell’intervento chirurgico negli uomini omosessuali. Già in precedenza diversi studi osservazionali avevano evidenziato una minore incidenza della condizione e di altre malattie sessualmente trasmissibili negli uomini circoncisi, sia omosessuali che eterosessuali, ma la nuova indagine è stata di tipo randomizzato, pertanto i risultati sono molto più significativi. Non a caso gli scienziati suggeriscono che la circoncisione medica maschile volontaria (VMMC) debba essere valutata per gli uomini che hanno rapporti con partner di sesso maschile.

A determinare che la circoncisione può ridurre il rischio di infezione da virus dell’HIV è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Istituto di tecnologia avanzata di Shenzhen dell’Università Sun Yat-sen, che hanno collaborato con i colleghi di molteplici centri. Tra essi l’Università cinese di Hong Kong, l’Ospedale Youan di Pechino, il Centro di cura degli amici di Foshan per il controllo dell’AIDS/HIV e diversi altri. I ricercatori hanno coinvolto nello studio 247 uomini omosessuali con un’età compresa tra i 18 e i 49 anni, tutti sieronegativi all’HIV al basale (cioè all’inizio dell’indagine) e che nei sei mesi precedenti avevano avuto rapporti sessuali con almeno due partner maschili. Tutti i partecipanti provenivano da otto grandi città della Cina.

In 124, il gruppo di intervento, sono stati sottoposti alla circoncisione medica all’inizio dello studio, mentre i 123 restanti hanno ricevuto il trattamento con un anno di ritardo. Ogni tre mesi sono stati gli uomini sono stati sottoposti a un test rapido per rilevare la presenza di anticorpi contro il virus dell’HIV. Durante il periodo di follow-up nessuno degli uomini del gruppo di intervento (i circoncisi) si è infettato col virus responsabile dell’AIDS, mentre la positività è stata riscontrata in cinque uomini del gruppo di controllo. Ciò significa che coloro che non erano stati sottoposti alla rimozione chirurgica del prepuzio – un lembo di pelle nella parte superiore del pene – avevano un rischio maggiore di infettarsi rispetto a chi si era circonciso. Gli uomini si sono infatti contagiati col virus dell’HIV durante il periodo di studio. I ricercatori non hanno trovato differenze statisticamente significative tra i due gruppi nei casi di sifilide, herpes simplex di tipo 2 (responsabile dell’herpes genitale) e del papillomavirus umano del pene, tutte malattie sessualmente trasmissibili.

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Ma perché la circoncisione ridurrebbe il rischio di infettarsi con il virus dell’HIV? Secondo gli esperti ci sono due motivi principali: il primo risiede nel fatto che il prepuzio è ricco di cellule alle quali il patogeno si lega più facilmente, quindi rimuovendolo si riduce il rischio di infezione accidentale; il secondo è che il prepuzio determina un microambiente umido più favorevole alla sopravvivenza dei patogeni, dunque il virus dell’HIV può avere maggiori chance di contagio in caso di esposizione.

Chiaramente la circoncisione non rappresenta la soluzione a un problema di salute pubblica che coinvolge milioni di persone e che ogni anno provoca la morte di centinaia di migliaia di individui. Tuttavia secondo gli esperti può essere raccomandata a determinate popolazioni particolarmente esposte al rischio di infezione. È doveroso sottolineare che si parla di circoncisione medica maschile volontaria (VMMC) eseguita in ambito sanitario, con tutte le misure di sicurezza necessarie. I dettagli della ricerca “Efficacy of Voluntary Medical Male Circumcision to Prevent HIV Infection Among Men Who Have Sex With Men: A Randomized Controlled Trial” sono stati pubblicati in Annals of Internal Medicine.

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Fonte : Fanpage