Finanza, materia difficile che attira le fantasie dei politici e le speranze degli elettori. Anche le elezioni europee dell’8 e 9 giugno non sfuggono: i programmi dei partiti sono pieni di proposte di taglio economico, alcune davvero originali come “l’unica borsa europea” della lista Stati Uniti d’Europa o i bond perpetui allo zero per cento di interesse da sbolognare alla Banca centrale europea, come chiede Avs. Altre idee sono invece largamente condivise dall’intero arco costituzionale come l’armonizzazione delle aliquote fiscali tra i 27 paesi dell’Europa: un obiettivo che accomuna il campo largo, la destra e gli altri protagonisti dell’agone. Altro tratto trasversale è l’avversione all’austerity, osteggiata un po’ da tutti i partiti che chiedono più soldi per investire, sostenere le imprese e far crescere l’economia. Ma chi paga?
Fratelli d’Italia: ora semplificare
Fratelli d’Italia mette l’economia e il lavoro al primo punto del suo programma delle elezioni europee. Scelta non comune tra i partiti italiani. Per il partito fondato dalla premier Giorgia Meloni è necessario “incentivare l’occupazione e la competitività nell’Unione, semplificando le procedure, riducendo la burocrazia e le limitazioni imposte dall’Europa“. Insomma, meno vincoli soprattutto per le micro imprese: “Limitare il peso amministrativo e burocratico derivante dalle normative Ue”, si legge nel programma.
Diversi altri punti in agenda sul fronte economico, il più originale è probabilmente quello che punta a “equiparare imprese e professionisti per quanto riguarda incentivi e sostegni”. Non manca – e nemmeno negli altri programmi di centro e di destra – il tema tasse: Fratelli d’Italia promette di “individuare risorse non spese nell’ambito del bilancio Ue da utilizzare per la detassazione verso le aziende che creano nuova occupazione di qualità”.
Partito democratico: superare l’austerity
Dalla parte opposta dell’emiciclo siederà il Partito democratico, tra i fondatori dei socialisti europei. “Dobbiamo avere l’ambizione di cambiare il modello di sviluppo economico che si è rivelato del tutto insostenibile”, si legge a pagina tre del programma dem. Più nel dettaglio, il Pd vuole “promuovere una nuova governance economica che superi definitivamente l’austerity, con regole di bilancio che guardino prima di tutto agli investimenti comuni”. Anche attraverso “permanenti programmi di investimento comuni”, sulla scia del Next Generation Eu.
Il partito guidato da Elly Schlein ribadisce la volontà di “anticipare i tempi di azzeramento delle emissioni nette per realizzare una economia europea carbon free” e promette di “armonizzare i livelli di tassazione” in Europa per “eliminare i paradisi fiscali” che resistono all’interno dell’Unione. Tra le idee in campo dem anche quella “di un fondo europeo di 10 miliardi di euro per la sovranità tecnologica, con l’obiettivo di finanziare e costruire beni comuni digitali interoperabili nel rispetto di privacy ed etica digitale”. Per dare ossigeno alle imprese, infine, “un Industrial Act e una revisione del regime degli aiuti di stato per sostenere l’impresa europea nelle grandi transizioni dei prossimi anni”.
M5S: più capacità di spesa all’Unione
Il Movimento 5 Stelle mette l’economia un po’ più indietro nel suo programma, ma non mancano gli spunti. Il mantra, anche qui, è lo stop all’austerity e il rilancio degli investimenti in chiave sostenibile. Tra le proposte più interessanti c’è la volontà di aumentare la dimensione del bilancio dell’Unione europea: “Estendere la capacità di spesa dell’Ue in modo permanente e strutturale aiuterà a sostenere la realizzazione di investimenti ad alto potenziale di crescita e a sostegno della coesione e dello sviluppo delle aree più svantaggiate”.
Fonte : Wired