Possono i videogiochi essere politici? Siamo abituati a vedere i videogiochi primariamente come fonte d’intrattenimento, pronti a trasportarci in mondi fantastici e a metterci nei panni di potenti eroi in grado di sconfiggere eserciti di mostri con i loro poteri sovraumani. Il medium videoludico però ormai è abbastanza maturo da poter andare oltre il semplice e sempre apprezzato intento di intrattenere, può sfruttare le sue caratteristiche uniche per raccontare anche altri tipi di storie, di quelle che fanno riflettere e capire i punti di vista di persone che hanno vissuto esperienze – anche dure – lontane dalle nostre.
Questo è il caso di Indika, un indie creato dal team russo Odd Meter, la cui storia è ambientata in una Russia fittizia del XIX secolo, ma che ha molti più legami con lo stato attuale della Russia di quanto si possa pensare. Nel gioco interpreteremo il ruolo di, appunto, Indika, una giovane suora chiusa in un convento che non è poi tanto sicura di questa scelta di vita, nonostante provi a autoconvincersi del contrario. A tentarla nel peccare c’è il diavolo in persona, compagno di viaggio della giovane, che la spinge a ribellarsi al suo status e a dar libero sfogo ai suoi desideri repressi. Pensieri che vengono spesso soffocati dalla preghiera, per cui esiste un tasto apposito nel gioco.
Indika è dunque un’avventura prevalentemente narrativa che vuole raccontarci una storia che trascende le vicende della protagonista, dando voce al dissenso contro le imposizioni della chiesa ortodossa russa e del regime di Putin. Perché Indika è anche la storia di chi il gioco l’ha creato, costretto a fuggire in un altro stato per poterlo completare senza ripercussioni.
La storia di Odd Meter e la scelta di lasciare la Russia
Quando scoppiò la guerra in Ucraina (argomento trattato anche nel toccante videogioco indie gratuito Ukraine War Stories), Indika era già in lavorazione da più di un anno, e la storia era già stata scritta, secondo quanto affermato da Dmitry Svetlow, director e sceneggiatore del gioco e co-fondatore di Odd Meter, il team che ne è responsabile. Come ha racconta in un’intervista di diversi mesi fa su Rock Paper Shotgun, il team, composto all’incirca da una quindicina di membri, si è spostato quasi completamente nel vicino Kazakistan poco tempo dopo lo scoppio della guerra, specialmente per evitare la chiamata alle armi di Putin avvenuta nel settembre 2022 verso gran parte del popolo maschile russo di giovane età.
Fonte : Wired