Il 4 giugno del 1994 se ne andava il grande artista italiano. Un genio in anticipo sui tempi e lontano anni da luce da stereotipi e luoghi comuni. Come dimostra il film per la tv girato nel 1982, dopo lo straordinario successo di Ricomincio da tre, in cui il comico mette in scena il proprio funerale. Un esilarante finto reportage con la partecipazione di Roberto Benigni, Carlo Verdone, Renzo Arbore, Lello Arena, Maurizio Nichetti e il cane Lassie
“La morte è una livella”, come sapeva benissimo Totò. Una verità universale, nota pure a Massimo Troisi. Due geni, figli di Partenope, uniti da una vis comica travolgente, capace di sparigliare le carte, di ingannare il tristo mietitore, di scherzare pure sul finale di partita. Certo, il regista di Ricomincio da tre ci ha lasciato troppo presto. Se n’è andato a 41 anni, il 4 giugno del 1994. Eppure, persino nel 30° anniversario della sua dipartita, il cineasta pare essere ancora tra noi, grazie alla sua contagiosa vitalità, al suo eloquio unico, alla sua comicità mai omologata. Non a caso, Mario Martone ha intitolato il suo meraviglioso documentario dedicato a Troisi Laggiù qualcuno mi ama. Perché Massimo continua a essere amato ovunque e da chiunque, in questo e nell’altro mondo. E immaginiamo che ora ci guardi proprio da lassù e sornione sorrida, pensando a quel film per la televisione trasmesso per la prima volta il 21 gennaio del 1982 durante una puntata speciale della serie di Rai Tre Che fai… ridi?. Un finto reportage in cui il comico metteva in scena la propria morte, suggellata dall’inequivocabile titolo Morto Troisi, viva Troisi!, disponibile su Raiplay (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick)
Da Lory Del Santo a Riccardo Cocciante, uniti nel ricordo di Troisi
“Buongiorno siete collegati in diretta con San Giorgio a Cremano. Quello che vedete sono le modeste immagini della camera ardente che da qualche ora ospita la salma di Massimo Troisi, Una folla insonne, incredula e sbigottita preme all’ingresso. Migliaia e migliaia di persone, giunte da tutta Italia, a stento trattenute dalle forze dell’ordine, attendono di poter salutare Massimo per l’ultima volta; come sempre anche questo ultimo spettacolo di Troisi registra il tutto esaurito”. Inizia con queste parole, pronunciate fuori campo dalla voce ufficiale del telegiornale, Morto Troisi, viva Troisi!. Siamo agli inizi degli anni 80 e già il genio partenopeo con la complicità di Anna Pavignano e Lello Arena, gioca d’anticipo, prevede la futura moda dei mockumentary, danza, elegante parimenti a Vaslav Nijinsky, tra realtà e finzione. Con all’attivo un solo film, Ricomincio da tre, girato nel 1981, l’attore e regista sa già di avere un grande avvenire dietro le spalle. E che fosse un artista amatissimo, lo si capisce dal Parterre de rois che di buon grado ha partecipato al finto funerale. In ordine sfilano Gianni Boncompagni, Rosanna Vaudetti, Fabrizio Zampa, Nadia Cassini, Pippo Caruso, Pippo Franco, Pippo (sì, proprio il cane antropomorfo della Disney amico di topolino), Maria Giovanna Elmi, il pappagallo del programma Portobello, Riccardo Cocciante, Lory Del Santo, Piera Rolandi, Giampiero Galeazzi, Jocelyn, Mario Pastore e last but not least, il cane Lassie.
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Massimo Troisi, in privato, è la principessa Anna d’Inghilterra
In Morto Troisi, viva Troisi! si palesa tutta la potenza eversiva delle gag della Smorfia, ma pure la perfidia dell’Antologia dello humour nero selezionata da Breton (i surrealisti ridevano ai funerali e piangevano ai matrimoni) e la follia contagiosa dei Monty Python. Il film anticipa persino certe trovate della futura serie I Griffini di Seth McFarlane, con l’attore e regista napoletano che sostiene di essere in privato la principessa Anna d’Inghilterra e con Marco Messeri che si identifica con un cavallo arabo di nome Abukir. Impagabile, poi, Roberto Benigni che in incognito, nascosto da un velo e con un improbabilissimo accento napoletano, sparla di Troisi, a suo dire geometra incapace persino di contare, nonché dipendente da ogni tipo di sostanza stupefacente. E non ci resta che piangere per il troppo ridere.
Il ricordo di Carlo Verdone, Roberto Benigni e Renzo Arbore
Tra i cliché che a Napoli la dieta preveda solo pizza e spaghetti (guai a chi mangia gli gnocchi) e l’esilarante facezia di immaginare schiere di ragazzini feriti alla testa dai mandolini che, dal Vomero ai quartieri spagnoli, impazzano in tutte le strade, Troisi ci ricorda che con la morte non si può proprio ragionare. Tuttavia si può celiare con l’ultimo respiro. E Massimo, maestro indiscusso di (auto)ironia, elabora il lutto con un’irresistibile trovata. Con i proventi del suo film ha costruito una casa di riposo per artisti. Impegnati a giocare a carte troviamo attempati e malandati Carlo Verdone, Roberto Benigni, Maurizio Nichetti e Renzo Arbore. E proprio quest’ ultimo ci illumina con le seguenti parole: “Massimo era meglio da vivo che da morto”. Anche noi la pensiamo così. Sicché ricominciamo da tre. Pensavamo fosse amore e invece era un calesse perché le vie del signore sono finite. Quindi scusate il ritardo, ma è sempre tempo per gridare al mondo: Viva Troisi! Ieri, oggi e domani.
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Fonte : Sky Tg24