Uno studio pubblicato su Current Biology da ricercatori dell’Università estone di scienze della vita e del British Trust for Ornithology rivela che le aquile maculate maggiori hanno modificato in modo significativo le loro rotte migratorie nel 2022 a causa dei combattimenti in Ucraina. Questo è un primo importante studio che dimostra come il comportamento degli animali selvatici, e in particolari gli uccelli migratori, viene impattato se entra a contatto con i conflitti armati o altri eventi antropici estremi come l’esplorazione mineraria, i fuochi d’artificio, le trivellazioni petrolifere.
L’aquila maculata maggiore
Si tratta di una grande specie di rapace che sta affrontando un problema di sopravvivenza: è infatti nella lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura. Questa specie è stata in gran parte estirpata dall’Europa centrale e occidentale, ma persiste una popolazione riproduttiva chiave in Polesia, un’area paludosa della Bielorussia meridionale. “Normalmente questi esemplari trascorrono la primavera/estate in Bielorussia (da marzo-aprile a settembre) per riprodursi, e gli inverni in Grecia o Africa (da ottobre-novembre a febbraio-marzo)” ci dice Charlie Russell, ricercatore dell’Università dell’Anglia Orientale che ha lavorato allo studio e che spiega che “c’è un numero significativo di uccelli che nidificano nella Polesia orientale e che migreranno o si riprodurranno in aree dove il conflitto è ancora molto intenso, inclusa Kharkiv”. “Gli impatti prolungati della guerra – prosegue – stanno probabilmente incidendo sulla sopravvivenza di questi uccelli e hanno impatti che vanno oltre il nostro studio”. Siete già riusciti a capire se c’è una ridotta capacità di riprodursi a causa dello stress legato al viaggio sopra zone di guerra? “Sfortunatamente – spiega il Dr. Russell – non ci è stato possibile raccogliere i dati relativi ai nidi in Bielorussia proprio a causa del conflitto in corso”.
Lo stress di un volo fra luci, suoni forti e traffico comporta però sicuramente un maggiore dispendio di energie, aumentato rischio di mortalità e tempi di recupero per raggiungere condizioni di riproduzione ottimali più lunghi. l fuoco dell’artiglieria, i jet, i carri armati e le altre armi hanno aumentato il potenziale disturbo alla fauna selvatica, e le specie migratrici sono esposte a una gamma ampia di eventi di conflitto umano dato che ci sono diversi conflitti lungo le autostrade migratorie di importanza internazionale e molti hotspot di biodiversità si trovano in paesi politicamente instabili.
Lo studio
Nei mesi di marzo e aprile del 2022, 19 aquile maculate maggiori dotate di GPS sono migrate attraverso l’Ucraina nel loro viaggio verso nord per raggiungere i terreni di riproduzione nella Bielorussia meridionale, quindi durante l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’altitudine media di volo durante questo periodo è relativamente bassa, e ha esposto le aquile al rischio di imbattersi negli eventi del conflitto (parliamo di un volo a circa 350 metri sopra il livello del mare). Le migrazioni verso nord, attraverso Romania, Moldavia e Ucraina richiedono in genere una o due settimane e il 90% degli uccelli normalmente trascorre diversi giorni in tre siti di sosta comuni in Ucraina situati a Vinnytsia, Zhytomyr e nell’area della Polesia a Rivne e Zhytomyr. Gli scienziati hanno osservato che le migrazioni dell’aquila maculata maggiore attraverso queste aree di conflitto hanno avuto un indice di deviazione più elevato rispetto alle 65 migrazioni pre-conflitto, con le aquile che volavano più lontano e meno direttamente verso i luoghi di riproduzione. I picchi maggiori dell’indice di deviazione sono stati osservati proprio per consentire ai rapaci di mantenersi lontani dalle zone con una maggiore attività militare.
Conclusioni dello studio
Le migrazioni nel 2022 hanno richiesto più tempo (per gli esemplari femmine si è passati da 193 ore circa a 246 circa e per gli esemplari maschi da 125 a 181) con gli esemplari maschi che viaggiavano più lentamente rispetto agli anni prima della guerra. Al di fuori dell’Ucraina invece non sono state riscontrate differenze nell’indice di deviazione o nei parametri di prestazione migratoria. Fra il 2018 e il 2021 è stato osservato come fossero comuni gli scali in Ucraina per il 90% delle aquile, mentre dal 2022 un numero minore di esemplari ha fatto sosta in questi territori prima di tornare nei luoghi di riproduzione e importanti siti di sosta nella Polesia ucraina non sono stati affatto toccati dagli uccelli che in genere si fermavano lì.
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Quali sono in Italia e dove migrano
L’impatto è variabile da esemplare ad esemplare. L’aquila Denisa, ad esempio, come si vede nella mappa qui sopra, è stata esposta a molteplici eventi di conflitto a sud-ovest e a ovest di Kiev, volando entro 1 km dalle esplosioni e dalle battaglie segnalate, che hanno coinciso con un rallentamento della sua migrazione, un aumento dell’indice di deviazione del percorso e un movimento verso ovest lontano da questi eventi e dalle zone di conflitto più intense. Lo studio ha testato se le condizioni meteorologiche spiegassero qualcuno di questi risultati, poiché è noto che il meteo influenza le rotte migratorie, ma in questo caso non spiegava la variazione di tragitto.
Fonte : Sky Tg24