Fiorentina, il saluto di Italiano e la tavola apparecchiata per il Palladino-day

Nel vorticoso giro di tecnici che sta contrassegnando la Serie A, la Fiorentina – solo qualche giorno fa ancora alle prese con gli ultimi impegni ufficiali – è tra le prime a voltare pagina ed a cominciare a scriverne una nuova. Arrivare presumibilmente domani l’annuncio del nuovo tecnico, che sarà Raffaele Palladino, reduce dal biennio alla guida del Monza: scelta estremamente interessante, votata alla costruzione di un ciclo affidato ad un allenatore emergente, che ha già dato prova di sapersi disimpegnare bene tra cambi di modulo in corsa, lancio di giovani emergenti e valorizzazione delle pedine del suo scacchiere. E soprattutto idee chiare, cosa dimostrata la scorsa stagione prendendo i brianzoli reduci da un punto in sei partite e facendoli decollare.

Sarà la sua prima esperienza lontano da quella città che lo ha visto appendere le scarpette al chiodo, cominciare al timone dell’Under 15 e dopo un anno passare alla Primavera, con la promozione nella prima serie del campionato nazionale di categoria solo accarezzata e sfumata nello spareggio contro il Parma. Un undicesimo posto nella stagione d’esordio in A, il dodicesimo quest’anno con la parte finale del torneo giocata ad onor del vero senza particolari pressioni legate al posizionamento in classifica, con la zona Europa troppo lontana e quella salvezza ad abbondante distanza. Ma soprattutto, dando la sua impronta ad una formazione che lo ha assecondato nelle sue idee.

Sarà proprio questo il tema che, nei prossimi due anni, potrà essere quello davvero centrale in casa Fiorentina. Perché il triennio con Italiano ha consegnato alla piazza una squadra cresciuta, che è stata comunque capace di arrivare fino in fondo, per tre volte, in una competizione con un trofeo in palio. É mancato qualcosa in ognuna delle gare decisive: errori, disattenzioni, ma forse la personalità necessaria per imprimere quell’accelerazione necessaria a infliggere il colpo del knockout. Ma soprattutto si è esaurita quella spinta che l’allenatore viola era riuscito a dare: un divorzio pertanto “morbido” non certo dettato da incomprensioni o addirittura rottura, ma conclusosi per consunzione. Ed anche con un pizzico di malinconia: lo dicono le lacrime del tecnico di Karlsrhue nell’ultima uscita in viola, ed in fondo anche l’amarezza dei suoi estimatori (ce ne sono, al netto della delusione per i “zero titoli”).

Per cui, ben venga una ventata di aria fresca, come quella che potrebbe portare Palladino, il quale di motivazioni ne ha da vendere. Ma se sarà necessario che la nuova rosa segua la nuova direzione che la società ha deciso di intraprendere, servirà anche il club punti dritto verso quell’ultimo da step da compiere per provare a correre lungo quel percorso di crescita intrapreso. Ci sarà un terzo assalto alla Conference da pianificare, un settimo posto in campionato – miglior risultato della gestione Italiano nel primo anno – da provare a migliorare. Traguardi però subordinati ad interventi calibrati in sede di calciomercato. A partire dall’attacco, sebbene tutti i reparti siano da puntellare. Facendo investimenti, chiaramente, ma soprattutto non sbagliando (più) scelte.

Fonte : Today