Doctor Who, come fa Bridgerton a esistere nello stesso universo?

In molti l’avranno notato quando era stato lanciato il trailer ufficiale della quattordicesima stagione di Doctor Who, ma tutto è stato confermato con l’anticipazione del terzultimo episodio di questo ciclo: la serie fantascientifica della Bbc (e diffusa da noi su Disney+) incontrerà Bridgerton. O, per meglio dire, si immergerà nelle stesse atmosfere della Londra di epoca Regency. Capiterà appunto nell’imminente episodio sei, intitolato Rogue, quando il Dottore interpretato da Ncuti Gatwa e la sua assistente Ruby (Millie Gibson) viaggeranno nel tempo ritrovandosi in un ballo in pieno stile Shondaland, dove s’imbatteranno in non pochi volti noti, da Jonathan Groff (Looking, Mindhunter) nei panni di un cacciatore di tagli interdimensionale a Indira Varma (Game of Thrones, Obi-Wan Kenobi) in quelli della duchessa di… Pemberton. Il diavolo, del resto, si sa come stia nei dettagli.

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Oh this is so Bridgerton!”, esclama a un certo punto Ruby. E non possiamo darle certo torto. Quello che però gli osservatori più attenti hanno sottolineato è che questa è una piccola discrepanza nella tanto curata coerenza narrativa della serie stessa. In effetti, com’è possibile che nell’universo di Doctor Who esista una serie come Bridgerton quando molti degli attori della serie stessa hanno partecipato a diverse avventure del Dottore? Perché non se n’è accorto mai nessuno? Jonathan Bailey, Adjoa Andoh e Claudia Jessie sono tutti attori che hanno partecipato alla produzione Bbc prima di comparire nel period drama di Netflix, ma anche se tollerassimo questa specie di dimenticanza retroattiva, come spiegare che Golda Rosheuvel, la tanto temuta regina Carlotta, è apparsa nell’episodio di questa stagione Space Babies? Ma soprattutto: come spiegare anche che Nicola Coughlin, la Penelope protagonista di questa terza stagione di Bridgerton, è stata appena annunciata come la special guest del prossimo speciale natalizio.

Ai puristi della coerenza narrativa risponde lo showrunner Russell T Davies (che pure non ha scritto la sceneggiatura di quest’episodio Rogue, affidata invece a Kate Herron e Briony Redman): “È un universo straordinario dove continuano apparire dei döppelganger!”, spiega Davies riferendosi ai fantomatici sosia delle leggende e di tante storie fantasy. In un mondo come quello di Doctor Who, del resto, qualsiasi cosa è possibile. E non è di certo la prima volta che accade una cosa del genere: per esempio spesso è stata citata la popolare soap britannica Eastenders, molti attori della quale sono passati anche nel cast di Who. E cosa dire di una famosa cantante apparsa anche nello speciale del 2007 Voyage of the Damned? “Sono piuttosto sicuro che il Dottore ha parlato un paio di volte di Kylie Minogue”, ha specificato ancora Davies: “E in effetti il nostro migliore episodio, e il più seguito della storia, è proprio quello con Kylie Minogue”.

Fonte : Wired