La Rai ‘perde’ I soliti ignoti. Il programma passa al Nove e lo condurrà Amadeus

Che vedremo Amadeus sul Nove nella prossima stagione televisiva non è più una novità, ma invece, è una novità (più o meno) che lo vedremo condurre “I soliti ignoti”. Ovvero uno dei suoi programmi più seguiti in Rai.

Il format è stato acquistato dalla Warner Bros e a partire da settembre oltre a cambiare rete cambierà anche nome: si chiamerà “Identity”. A dichiararlo è stata Laura Carafoli, responsabile dei contenuti del gruppo statunitense per il Sud Europa, a La Repubblica.

Anche se con qualche anno di stop, “I soliti ignoti” è andato in onda sulla Rai dal 2007 fino al 2023 e dal 2017 era condotto da Amadeus. Il noto gioco tv prevede che il concorrente della puntata riesca a individuare la professione di alcune persone avendo a disposizione solo pochi indizi e poi infine indovinare, anche, il parente misterioso (non è chiaro se questo lato del gioco rimarrà). Il format si basa su quello americano che va in onda sulla Nbc e il cui titolo originale è proprio “Identity”.

L’arrivo di Amadeus “Non è importante, è molto di più. È indispensabile. Stiamo cercando di costruire una nuova televisione degli italiani, un posto dove si sentano a casa e che ispiri fiducia. Amadeus è un magnete, ha occhi velocissimi, curiosi, lo sguardo ironico: è un personaggio che ha quell’autenticità. A settembre arriverà sul Nove con Identity, il format noto in Italia come I soliti ignoti. È una prima discesa in campo sul nostro canale con un prodotto che parla a tutti, con la freschezza di un formato che lo rappresenta e ha una grande riconoscibilità”, ha dichiarato in merito Carafoli. A questo punto non resta altro se non attendere settembre.

La posizione del sindacato dei giornalisti Rai

“Se Amadeus lascia la Rai e si porta via anche i format di successo, il problema per l’azienda non è di poco conto. In ballo ci sono contratti pubblicitari e pubblico che potrebbero insieme cambiare canale”, si legge nella nota di Usigrai, sigla sindacale dei giornalisti, “eppure a viale Mazzini fanno finta di niente e i vertici, vecchi e nuovi allo stesso tempo, si mostrano gaudenti di firmare nuovi contratti plurimilionari. Mentre dall’altra parte disdettano accordi sindacali o provano sottoscriverne di nuovi senza aver messo nel conto alcuna valutazione relativa a un piano industriale, del quale ancora non sono misurate le ricadute sull’organizzazione del lavoro e sui conti dell’azienda”.

In generale il sindacato è anche poco rassicurato dalle “generiche” garanzie date “dei vertici in scadenza sul mantenimento dei perimetri occupazionali”. E ribadisce la delusione e la preoccupazione “sui tagli reali alle retribuzioni, azzeramento degli investimenti sulle news, riduzione degli organici, chiamate dirette di nuovi collaboratori esterni e una innaturale proliferazione di qualifiche ad personam che appare più spesso sganciata da qualsiasi ragionamento industriale e di prodotto”. Usigrai sottolinea anche che le scelte dei dirigenti di viale Mazzini stanno “aumentando il lavoro di desk dei giornalisti che, senza troupe e tecnici per realizzare i servizi, non escono più dalle redazioni e sono sempre più condizionati dall’uso di immagini e notizie confezionate dagli uffici stampa invece che dalla possibilità di verificare direttamente i fatti per una informazione che sia realmente al servizio dei cittadini e non megafono di interessi particolari”.

Fonte : Today