Perché il Parlamento Ue ha due sedi (nonostante siano contrari gli stessi deputati)

Ogni mese tra Bruxelles e Strasburgo si svolge una vera e propria migrazione. Ogni mese (e alcune volte anche due) i 705 deputati europei (che presto diventeranno 720), si spostano dalla capitale belga alla città francese. E con loro buona parte dei loro assistenti, dei funzionari dell’istituzione, ma anche dei giornalisti e di tutti coloro che lavorano in qualche a contatto con l’Assemblea comunitaria. Questo perché il Parlamento europeo ha più sedi. La principale è quella di Strasburgo, dove si svolge la seduta Plenaria, quella in cui si riuniscono insieme tutti i deputati per discutere e approvare definitivamente i testi legislativi. La seconda è a Bruxelles, dove ha luogo la gran parte delle attività delle commissioni parlamentari, il grosso del lavoro legislativo vero e proprio, ma anche tre ‘mini’ sessioni plenarie (che durano solo un pomeriggio e una mattina, in pratica un giorno).

E così per spostarsi dall’una all’altra sede, 12 volte all’anno migliaia le persone si recano a Strasburgo per una ‘missione’ che dura 4 giorni, solitamente dal lunedì al giovedì, invadendo letteralmente la città alsaziana. Il Parlamento ha poi in realtà anche una terza sede, in Lussemburgo, dove si trova il Segretariato generale (che ha uffici anche nelle altre due città), organo che ha un ruolo amministrativo e che ha il compito di coordinare le attività legislative e di organizzare le sedute plenarie e le altre riunioni. Ma perché questa scelta? Quando nel 1952 fu creata la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca, che istituiva la gestione congiunta delle riserve di carbone e acciaio di sei Paesi, comprese Germania e Francia (e Italia), le sue istituzioni avevano sede in Lussemburgo.

Il Consiglio d’Europa (organismo intergovernativo per i diritti umani che non c’entra con l’Ue), aveva già sede a Strasburgo e metteva a disposizione il suo emiciclo per le riunioni della “Assemblea comune” della Ceca, assemblea che sarebbe successivamente diventata il Parlamento europeo. Strasburgo divenne così gradualmente la sede principale delle sessioni plenarie del Parlamento, benché negli anni Sessanta e Settanta si tenessero sessioni straordinarie anche a Lussemburgo. Con il tempo però si capì che aveva più senso che i deputati fossero a Bruxelles, perché così sarebbero stati più vicini sia al Consiglio Ue che alla Commissione, istituzioni con cui condividono il processo legislativo comune, e con cui devono essere in contatto costante. Fu aperta quindi la nuova sede lì, nella capitale belga.

Gli Stati membri però decisero di mantenere come sede principale Strasburgo, perché la città è considerata il simbolo della pace franco-tedesca. E così alla fine si decise di mantenere tutte e tre le sedi, e la cosa fu sancita definitivamente con il trattato di Amsterdam, nel 1999. Col tempo però l’esistenza della sede di Strasburgo è stata criticata da più parti, perché la ‘migrazione’ dei deputati ha costi alti ed è a dir poco scomoda. Gli stessi parlamentari hanno votato nel tempo risoluzioni per chiedere di mantenere solo la sede di Bruxelles, ma il problema è che non hanno il potere di decidere in materia.

L’esistenza della sede di Strasburgo è sancita dai trattati, e per cambiare i trattati serve l’unanimità del Consiglio europeo, cioè dei 27 capi di Stato e di governo. Questo significa che con ogni probabilità un accordo sul punto non verrà mai raggiunto, perché la Francia porrà sempre il suo veto per mantenere sul suo territorio la prestigiosa (e redditizia per Strasburgo) istituzione.

Questo articolo e questi video fanno parte della rubrica “Europedia: il Trilogo e altri misteri dell’Unione”, prodotta in media partnership con Rai Radio 2, all’interno del programma Caterpillar, condotto da Massimo Cirri e Sara Zambotti.

Fonte : Today