L’Italia che l’8 e il 9 giugno si recherà alle urne per eleggere i suoi rappresentanti nel nuovo Parlamento Europeo è un Paese sempre più vecchio, dove non si fanno più figli e le famiglie esistenti faticano ad arrivare a fine mese a causa di un’impennata dei prezzi che logora sempre di più stipendi già bassi. È per questo che la campagna elettorale di un partito in declino come la Lega di Matteo Salvini è stata impostata sulla “protezione” dei pochi beni rimasti, agitando il fantasma di un’Europa malvagia che vorrebbe colpire “le auto e le case degli italiani”.
La difesa dell’esistente, una battaglia per tutte le stagioni
La destra, da sempre, fonda le sie politiche sulla difesa dell’esistente. E l’idea che le novità messe in campo dall’Europa, a partire dalle politiche green, possano far nascere una nuova economia e di conseguenza nuovi posti di lavoro, non è minimamente presa in considerazione. I voti che servono al leader del Carroccio per evitare di essere cacciato dai suoi al prossimo congresso che si svolgerà in autunno sono quelli di chi è in pensione o prossimo alla pensione, non certo quelli dei giovani in cerca di lavoro, che sono pochi e mediamente più scolarizzati dei loro padri e dei loro nonni, quindi più immuni ai messaggi semplificati della propaganda di certi partiti. L’età media dell’elettorato è un elemento fondamentale che si riverbera anche sui leader di tutti gli schieramenti. In Francia l’astro nascente dell’estrema destra è Jordan Bardella, 26 anni, presidente del Rassemblement national. Entrato in politica a 17 anni, alcuni sondaggi danno la sua lista al 30 per cento. Nel 2027 potrebbe essere proprio lui a tirare la volata all’Eliseo a Marine Le Pen. Salvini a 34 anni girava ancora con la maglietta “Padania is not Italy”, per intenderci.
Il “salva casa” in realtà è un “salva Salvini”
È sotto questa lente che si deve contestualizzare il provvedimento “volantino” varato dal governo, quel “salva casa” che Salvini ha praticamente imposto a Giorgia Meloni e che puzza tanto di condono. Il vicepremier, con il ponte sullo Stretto che non scalda il cuore degli italiani (ammesso che l’opera si possa fare) le prova tutte per attrarre i consensi di quelle generazioni mature che oltre ad avere a cuore il loro vetusto veicolo inquinante (“chi se ne frega del pianeta che brucia, noi non ci saremo più…”) hanno l’esigenza di sanare un po’ di abusi edilizi, quelle porte e quelle finestre spostate nel corso degli anni che finiscono spesso nelle cronache quando si contano i danni e i morti dei terremoti. Il salva casa è in realtà un salva Salvini, un’operazione a fini elettorali nel solco del singolare slogan “più Italia, meno Europa”: se i burocrati di Bruxelles vogliono imporci di rendere le nostre abitazioni più efficienti e sostenibili, noi rispondiamo condonando la veranda di casa di nonna. È tutto molto futuristico.
Dai tramezzi alle tende da sole, cosa possiamo condonare da oggi col decreto salva casa
L’operazione però non finisce qui. I parlamentari leghisti hanno preparato una serie di emendamenti per trasformare in delle mini-abitazioni mansarde nei sottotetti, seminterrati, e “bassi” che danno sulla strada, modificando la soglia minima dei requisiti per il rilascio dell’abitabilità: altezza e superficie. Una svolta non da poco per chi sogna da tempo di svuotare la sua vecchia cantina da 20 metri quadri per affittarla a prezzi da loft a New York a lavoratori e studenti fuori sede o ai turisti. Insomma, l’ultima mossa per arginare il costante calo di consensi è quella di sfruttare le tradizionali leve del consenso e con l’occasione strizzare l’occhio ai costruttori che con le nuove regole sognano nuove praterie di mercato.
Vannacci a rischio flop
L’accelerata sui “doni elettorali” potrebbe essere motivata anche dal “fattore Vannacci”. Il generale, nelle prime battute della campagna elettorale, è stato al centro del dibattito pubblico, ma col passare delle settimane è finito un po’ in sordina. L’ufficiale compare in uno spot diffuso sui canali non ufficiali in cui, come un Enrico Montesano qualsiasi, fa un chiaro riferimento alla flottiglia XªMas, formazione militare che si schierò con nazisti e repubblichini durante la seconda guerra mondiale macchiandosi di terribili crimini di guerra. Lo staff del candidato di punta della Lega, come nella migliore tradizione, nasconde l’evidente chiamata alle urne di un certo elettorato che raramente si palesa alla luce del sole spiegando che il riferimento alla flottiglia è precedente all’armistizio dell’8 settembre.
Il sospetto è che Matteo Salvini abbia sovrastimato l’impatto della candidatura dell’ex Folgore, che secondo alcuni vecchi sondaggi avrebbe assicurato una crescita del 2 per cento al Carroccio su scala nazionale. In realtà, col passare delle settimane, la percezione è che l’autore del “Mondo al contrario” sposti su di lui soprattutto voti di preferenza di elettori che già avrebbero scelto la Lega, andando quindi a occupare uno dei pochi seggi che spetteranno al partito nel prossimo Europarlamento senza portare in dote i numeri sperati. Insomma, visto che il generale potrebbe non sfondare e diventare persino un problema da gestire (in molti nella Lega scommettono che una volta eletto si comporterà da cane sciolto), il leader del Carroccio si butta sulla rendita sicura, quella del mattone. Proprio come facevano i nostri nonni.
Fonte : Today