AGI – In Italia ormai è sempre più emergenza siccità. Dal 2020 a metà maggio 2024 nella Penisola si sono registrati 81 danni da siccità prolungata. Lombardia (15), Piemonte (14) e Sicilia (9) le regioni più colpite in questi anni, seguite da Sardegna (6), Emilia-Romagna (6) e Trentino-Alto-Adige (6).
A scattare questa fotografia è Legambiente, che in vista della Giornata mondiale dell’ambiente – il 5 giugno – con tema ‘ripristino del territorio, desertificazione e resilienza alla siccità, fa il punto della situazione con i nuovi dati del suo Osservatorio Città Clima lanciando al tempo stesso un doppio appello al Governo Meloni e all’Europa in vista della prossima legislatura europea. Per l’associazione ambientalista servono interventi rapidi, concreti e integrati non più rimandabili. Tre le azioni che indica all’Esecutivo Meloni, per fronteggiate al meglio il problema della siccità, ci sono la ridefinizione di una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale; una strategia nazionale integrata a livello di bacini idrografici; oltre all’incentivare buone pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e la promozione di sistemi per il recupero delle acque piovane e per il riuso delle acque reflue.
All’Europa e alla prossima legislatura europea che verrà, Legambiente chiede di approvare una Legge quadro sulla resilienza climatica per coordinare norme stringenti sull’adattamento, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti i Paesi membri. Secondo stime prudenziali della Commissione europea, senza un’efficace azione preventiva dei rischi climatici, i danni da alluvioni, ondate di calore, siccità, incendi boschivi, perdite dei raccolti o malattie potrebbero ridurre il Pil europeo di circa il 7% entro la fine del secolo. Inoltre, stando a quanto previsto dal Piano nazionale di adattamento climatico, varato a fine 2023 dal Governo Meloni, in Italia si stima una riduzione del valore della produzione agricola pari a 12,5 miliardi di euro nel 2050 in uno scenario climatico con emissioni climalteranti dimezzate al 2050 e pari a zero al 2080.
“La siccità che in questi mesi ha colpito in particolare la Sicilia, l’acqua razionata, le proteste di cittadini e agricoltori – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci restituiscono in estrema sintesi quanto la crisi climatica stia accelerando il passo anche in Italia. Dalla Sicilia alla Sardegna passando per le altre regioni della Penisola, è evidente che gli effetti del cambiamento climatico, a partire dagli eventi siccitosi sempre più cronici, sono ormai ben tangibili con gravi ricadute ambientali ed economiche. In particolare, la siccità prolungata in questi anni ha messo più volte in ginocchio la produzione agricola e causato un preoccupante abbassamento del livello dei laghi. Per questo è fondamentale intervenire in prevenzione piuttosto che agire dopo che gli eventi climatici estremi si siano abbattuti sulla Penisola. Il nostro Paese deve puntare a un approccio circolare, sostenibile e integrato della gestione dell’acqua e a una diffusione capillare delle buone pratiche già attive sul territorio. A livello europeo – prosegue – chiediamo politiche climatiche ed energetiche più ambiziose che poggino sul green deal e su un nuovo patto per il futuro che metta davvero al centro l’ambiente”.
Guardando indietro negli anni, Legambiente ricorda che il 2022 è stato quello maggiormente segnato da una prolungata siccità, che ha colpito in particolare il Centro-Nord. Ad esempio, in Piemonte l’anomalia rispetto alle precipitazioni medie è stata del 41%. Una situazione che si è protratta fino ai primi mesi del 2023, per poi vedere una forte ondata di piogge concentrate in alcune aree e che si sono ripetute anche dall’inizio del 2024. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista ‘Nature Communications’ i cambiamenti climatici stanno rendendo più intensi e frequenti proprio questi rapidi passaggi da un estremo di precipitazioni a quello opposto, da siccità ad alluvioni e viceversa. I cambiamenti climatici stanno accelerando anche il rischio desertificazione in intere regioni come la Sicilia.
Queste le tre proposte di Legambiente:
1) si ricostituisca una regia unica, da parte delle Autorità di bacino distrettuale, per conoscere disponibilità, consumi reali, domanda potenziale e per definire degli aggiornati bilanci idrici.
2) serve una strategia nazionale integrata e a livello di bacini idrografici, che spinga per la realizzazione di nuove e moderne pratiche e misure per ridurre la domanda di acqua ed evitarne gli sprechi. Con esse si comprende il risparmio negli usi civili attraverso la riduzione delle perdite e dei consumi ma soprattutto negli usi agricoli anche attraverso una intelligente rimodulazione degli strumenti di programmazione regionali della nuova PAc, per renderli capaci di orientare le scelte degli agricoltori verso colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.
3) è fondamentale ripristinare tutte quelle pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e favorire azioni di ripristino della funzionalità ecologica del territorio e ripristino dei servizi ecosistemici. Al contempo occorre promuovere sistemi per il recupero delle acque piovane e per il riuso delle acque reflue depurate.
Fonte : Agi