Moda sostenibile, Valeria Mangani: “È importante comprare meno, ma comprare meglio”

Il 4 e 5 giugno 2024, a Roma, nel complesso archeologico dei Mercati di Traiano, si terrà la quinta edizione di Phygital Sustainability Expo, un evento unico nel suo genere per essere dedicato alla transizione ecosostenibile dei brand di moda, di design e di tutto il Made in Italy. Cento i relatori in presenza da 17 nazioni, tanti gli ospiti e le esposizioni, i laboratori a cui chiunque potrà partecipare per  incrementare la consapevolezza sul tema della sostenibilità in molteplici ambiti. 

Della portata dell’evento e delle sue novità abbiamo parliamo con Valeria Mangani, presidente di Sustainable Fashion Innovation Society che ogni anno dà vita a un expo ormai considerato di rilevanza internazionale nel settore di riferimento. Perché vestirsi bene non riguarda solo l’estetica, ma anche l’etica e la salute di ognuno di noi.

Cos’è Phygital Sustainability Expo?

“Il sottotitolo dell’evento è ‘gli Stati Generali Europei sulla sostenibilità’, nel senso che affonda le radici nella cultura della sostenibilità a 360 gradi. Ecco perché non si tratta solo di moda. Per quanto la moda abbia una grande responsabilità nell’inquinamento del pianeta: è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero, per via non solo delle acque reflue ma anche degli inceneritori. Questo perché si produce troppo ‘fashion’ che è troppo ‘fast’. E a inquinare non è certo il nostro amato Made in Italy, ma tutte le produzioni del Sudest asiatico dove le policy europee non arrivano. Gli Stati Generali Europei sulla sostenibilità diventano perciò un grande palco internazionale dove le aziende – non solo brand, ma anche fornitori – scelgono di intervenire per annunciare le loro anteprime come un nuovo tessuto, un nuovo materiale, nuovi pellami magari prodotti al 100% dalle piante”. 

Qual è l’obiettivo che questo evento si pone ormai da cinque anni? 

“Quello di far conoscere le nuove produzioni, appunto, ma anche di rendere possibile un incontro tra i policy makers come ministri, parlamentari, membri della Commissione Europea e i brand, le aziende manufatturiere, le star up, così da creare un network che in Italia mancava e che è un importante punto di incontro tra istituzioni e produzione. La Commissione e il Parlamento europeo si occuperanno di creare delle policy di sostenibilità che alle aziende costeranno denaro, ma anche fatica. Penso alla legge dell’EPR, alla responsabilità estesa del produttore (politica ambientale per la quale il produttore di un bene è responsabile anche per la fase successiva al consumo, ovvero per la sua gestione una volta diventato rifiuto, ndr) che già lo scorso anno abbiamo affrontato in diversi panel”. 

Nel corso di questi cinque anni, dal suo punto di vista di presidente Sustainable Fashion Innovation Society, (organizzazione no profit dedicata alla transizione ecosostenibile del Made in Italy), cos’è cambiato nel settore della moda e del design nell’ambito della sostenibilità?

“Innanzitutto il consumatore è molto più consapevole di cinque anni fa. Prima non si considerava che come si fa attenzione al supermercato nello scegliere i prodotti senza ogm, senza conservanti o senza lattosio, così si dovrebbe fare in un negozio di abbigliamento: leggere le etichette per capire cosa si indossa, cosa si mette a contatto con la pelle che è l’organo più grande del nostro corpo. Ecco, questa consapevolezza cresce sempre di più ed è un dettaglio determinante se vogliamo che qualcosa cambi. È fondamentale che il consumatore sappia cosa sta comprando, per questo organizziamo anche corsi gratuiti in quest’evento che, ricordo, è interamente gratuito e aperto a tutti: il Comune di Roma ha concesso che chiunque possa entrare e sedersi ad ascoltare i panel che sono tradotti in italiano e in inglese così che anche i turisti possano partecipare”. 

Un’esposizione nella cultura della sostenibilità a 360 gradi a cui è possibile partecipare proprio attivamente.

“Sì. In questa cornice suggestiva dei Mercati di Traiano sono previsti laboratori didattici nelle antiche botteghe millenarie con gli artigiani che faranno dei workshop gratuiti sugli antichi mestieri, come il guantaio per esempio, e insegneranno al pubblico a realizzare il proprio guanto o un altro accessorio. A ciò si aggiunge anche una realtà parallela: ci sarà, infatti, la possibilità di vivere l’experience di un’esposizione che nella via Biberatica dei Mercati di Traiano ti proietta nel deserto del Ghana dove ci soino discariche tessili per l’esubero del fast fashion. Un’esperienza molto educativa che fa capire come comprare fast fashion tenda all’accumulo. Ricordiamo che quando si comprano materiali acrilici o sintetici si sta comprando plastica che, buttati in una discarica, rimangono nell’ambiente anche 300 anni”. 

Anche quest’anno torna la “Sfilata Narrata” che è un vostro copyright internazionale, un format che invita il consumatore a riflettere e leggere le etichette di ciò che acquista. 

“Sì, una sfilata che è la prima al mondo ad avere il patrocinio di ben dieci ministeri proprio per l’alto tasso culturale dello storytelling del Made in Italy. E fa riflettere sul nostro artigianato, sulle nostre filiere produttive anche dal punto di vista sociale. Consente di vedere la moda con nuovi occhi, insomma”.

Quali sono le novità di Phygital Sustainability Expo 2024? E cosa si deve aspettare chi verrà a visitarlo?

“Deve prendersi innanzitutto del tempo per visitare tutto il bellissimo complesso monumentale, guardare e ascoltare perché si possono imparare davvero moltissime cose sulla sostenibilità”

Il programma è molto fitto, si prevedono circa 100 relatori in presenza da 17 nazioni diverse, tra cui numerosi ministri, opinion leaders internazionali, esperti del settore. Tra gli ospiti nomi come il seguitissimo creator Khaby Lame, lo chef Heinz Beck, il cestista Gigi Datome, il nuotatore Gregorio Paltrinieri. E poi Giuseppe Conte, Luigi di Maio… Come tutti questi rappresentanti di settori diversi danno il loro contributo all’evento?

“Ognuno di loro è inserito in un panel diverso. Il ministro delle Imprese Urso parlerà di Made In Italy e del nuovo disegno di legge varato nel dicembre 2023 proprio per il Made in Italy e poi – questa è una novità – per la prima volta consegnerà il Premio Made in Italy Sostenibile a cinque eccellenze italiane come Bottega Veneta, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Federico Marchetti e anche a una giovane imprenditrice nell’agrivoltaico per la categoria dei ‘non famosi’ che secondo noi lo diventeranno. Kaby Lame, come testimonial delle campagne contro il razzismo, sarà in un panel sull’inclusione; il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin aprirà la Giornata dell’ambiente del 5 giugno. Heinz Beck parlerà della vera cucina sostenibile e della candidatura della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco”. 

Quanta strada c’è ancora da fare nel campo della sostenibilità? Quali sono le accortezze che ognuno di noi dovrebbe avere per contribuire nel campo della moda ecosostenibile? 

“Comprare meno come quantità per comprare meglio come qualità: questa è già una pratica piccola che fa la differenza. All’inizio sembrerà di spendere di più, ma in realtà è così che si risparmia davvero. Quando si comprano outfit da 15 euro attraverso l’e-commerce e poi magari si procede con il famoso ‘reso’, bisogna sapere che quel reso non può più essere rimesso sul mercato. A tal proposito, proprio per capire dove finiscono questi capi, invito a seguire la sera del 5 giugno la proiezione del documentario che racconta proprio questo. Nello specifico, è stato messo un gps in una giacca e dopo il reso è stato monitorato il giro che quel capo ha fatto per tre mesi. Da Roma, dopo centinaia di migliaia di chilometri, quella giacca è stata ritrovata in un outlet francese: facendo il calcolo dell’impronta di carbonio che questi spostamenti rilasciano nell’atmosfera, ci si rende conto dell’enorme impatto che tutto questo ha per la vita di tutti noi. E ciò fa capire come acquistando capi di poco valore economico, si incrementa un mercato senza garanzie, in cui magari lavorano anche minori o si utilizzano coloranti tossici. È importante che il consumatore acquisisca questa consapevolezza, quella di comprare prodotti di qualità: costeranno un po’ di più, ma tra vent’anni saranno ancora nell’armadio”.

E Phygital Sustainability Expo sarà l’occasione per farlo.

“Sì, e tutti i consumatori che vorranno visitarlo troveranno il modo migliore per comprendere pienamente ogni aspetto di questa realtà sfruttando tutti i sensi, ascoltando i panel, toccando i nuovi tessuti, assistendo e ascoltando la Sfilata Narrata. Harper’s Bazaar ha definito l’evento “nuovi occhi con cui guardare la moda”: ecco, credo sia la sintesi perfetta di ciò che questo format intende trasmettere”. 
 

Fonte : Today