Disabilità, cosa sta succedendo in Lombardia sui tagli

Una battaglia che dura da sei mesi e che sembra (almeno parzialmente) aver portato a casa un primo risultato. Le famiglie delle persone con disabilità in Lombardia dall’inizio dell’anno sono sul piede di guerra contro la rimodulazione delle risorse per i caregiver familiari contenuta in due delibere della giunta di Attilio Fontana. Il 29 maggio però l’esecutivo ha fatto marcia indietro, a pochi giorni di distanza dall’annuncio del ricorso al Tar di 27 associazioni. Ma andiamo con ordine.

Il cambio di rotta

Tutto era partito il 28 dicembre 2023, quando Palazzo Lombardia aveva approvato la dgr 1669, che recepiva alcune indicazioni del Fondo Nazionale per le non autosufficienze (Pnna), tagliando l’assegno mensile che le famiglie ricevono per l’assistenza della persona disabile a fronte – spiegavano dalla Regione – di maggiori servizi erogati sul territorio. Dopo le prime accese proteste delle associazioni, l’esecutivo lombardo era già in parte tornato sui suoi passi, prevedendo dei tagli economici minori, che si erano tradotti infine in 150 euro al mese in meno per il contributo al caregiver previsto dalla cosiddetta misura B1 (quella che riguarda le persone con una disabilità gravissima).

Parte dei 150 euro in meno sarebbero dovuti tornare indietro alle famiglie grazie alla fruizione di servizi erogati dagli enti locali, ai quali si poteva aggiungere la presentazione di un documento che attestasse l’effettiva spesa per l’assistenza (85 euro al mese). Rimanevano invariati nella seconda delibera i tagli per la misura B2 (che riguarda i disabili gravi): da un contributo massimo di 400 euro al mese si passava a 100. I disabili gravissimi con bisogni complessi, che ricevono contributi da 900 a 1.300 euro non avevano subito decurtazioni. La posizione sostenuta in tutti questi mesi dalla Regione, si riassumeva quindi così: meno contributi economici alle famiglie in cambio di più servizi diretti.

Ma risiedeva proprio qui il nodo per il quale le famiglie non volevano arretrare, tanto da aver presentato in una conferenza stampa il 27 maggio, il ricorso al Tar depositato pochi giorni prima: “Già oggi dobbiamo affrontare una totale mancanza di servizi da parte di regione Lombardia – spiega Morena Manfreda, presidente di Abilità Diverse Aps, una delle dieci associazioni promotrici del ricorso –. Per esempio, i voucher per l’autismo e quello sociosanitario sono indisponibili o impossibili da attivare perché gli enti erogatori non hanno educatori e personale d’assistenza. Non abbiamo ancora compreso quindi di quali servizi si parli. In questi mesi i comitati delle famiglie si sono battuti senza sosta: hanno indetto due manifestazioni, partecipato ad audizioni nelle commissioni consiliari del consiglio regionale e ad altrettanti incontri ribadendo che nessuna regione italiana ad oggi, oltre la Lombardia, aveva “interpretato” i dettami del Pnna in “maniera tanto penalizzante per i caregiver familiari conviventi. Il contributo economico indiretto non è e non sarà mai alternativo ai servizi erogati in forma diretta”. Altro aspetto al quale si opponevano le associazioni riguardava la creazione, così come formulata dalla delibera, di una lista d’attesa per le nuove domande di accesso ai contributi.

L’annuncio della Regione e le reazioni delle famiglie

Il 29 maggio, in una nota, Regione Lombardia cambia le carte in tavola e annuncia uno stanziamento “nei prossimi giorni di ulteriori 2 milioni di euro” oltre alla proroga al primo agosto 2024 dell’avvio della rimodulazione del buono mensile riconosciuto alle persone con disabilità gravissima e anziani non autosufficienti ad alto bisogno assistenziale assistite dal solo caregiver familiare (Mis inveceura B1)”. Inoltre, con l’assestamento di bilancio di luglio promette di stanziare ”altri 8,5 milioni di euro così da evitare liste di attesa e garantire, allo stesso tempo, la presa in carico dei cittadini in condizione di disabilità gravissima, contemperando la libertà di scelta della persona con quanto dispone la normativa nazionale in materia di implementazione dei servizi”. Sembrano quindi in parte accolte alcune delle istanze proposte in questi mesi dalle associazioni e dalle opposizioni in consiglio regionale, che però sottolineano alcuni aspetti.

Fonte : Wired