Il cioccolato del futuro è senza cacao: la scommessa italiana

Rivoluzionare il mondo del cioccolato, attraverso un nuovo ingrediente in grado di sostituire il cacao e di abbattere drasticamente le emissioni di CO2 e i consumi di acqua legati alla sua produzione. È una sfida che mette al centro innovazione e sostenibilità, quella lanciata dai quattro giovani fondatori di Foreverland, foodtech startup con sede a Conversano e uffici a Milano.

Foreverland e il sogno dei suoi fondatori

Una missione che Massimo Sabatini, Giuseppe D’Alessandro, Riccardo Bottiroli e Massimo Brochetta si sono trovati a condividere arrivando da background e ambiti lavorativi diversi, animati dalla stessa volontà di “liberare il mondo dai problemi del cioccolato tradizionale”. “Ci siamo ritrovati insieme al momento giusto, nel posto giusto, con la stessa voglia di innovare”, racconta a BariToday D’Alessandro, esperto di marketing con una passata esperienza nell’industria dolciaria, che sin da subito ha affiancato nell’impresa l’amico Massimo Sabatini. Lui, ingegnere con un impiego nel settore dell’Oil & Gas, ha abbandonato il campo “quando si è reso conto che il settore alimentare è il secondo più grande responsabile delle emissioni di CO2”. A completare il team di Foreverland arrivano poi Riccardo Bottiroli, ricercatore in Olanda con esperienza nel settore alimentare, e il suo amico Massimo Brochetta, chimico ed esperto di processi di fermentazione e sviluppo di nuovi prodotti. Dopo aver già collaborato tra loro per mettere a punto alimenti innovativi, quando incontrano Alessandro e Massimo non possono che unirsi con entusiasmo alla sfida di ‘creare il cioccolato del futuro’.

I quattro fondatori di Foreverland

I problemi dell’industria del cioccolato

Nasce così Foreverland, “con la missione – spiegano i suoi fondatori – di ripensare il cibo che amiamo per renderlo più sostenibile e per il futuro, partendo dal cioccolato”. Perché la scelta di cominciare proprio da uno degli alimenti più amati in assoluto? Perché quella del cacao è attualmente ancora una delle filiere meno sostenibili. Il cacao, infatti, è terzo al mondo in termini di emissioni di CO2 legate alla sua produzione. A ciò si aggiunge l’elevatissimo consumo di acqua (per produrre un chilo di cioccolato, sono necessari 24mila litri). E ancora, i problemi legati alla deforestazione causata per far spazio a nuove piantagioni (in particolare in Paesi come Costa d’Avorio e Ghana, primi produttori mondiali di cacao) e quelli connessi allo sfruttamento dei bambini impiegati illegalmente nelle coltivazioni. “Problemi che tante persone ancora non conoscono – rimarca D’Alessandro – e su cui noi stessi, leggendo un giorno un articolo in merito, abbiamo cominciato a interrogarci. Da qui è nata l’idea di provare a trovare un’alternativa”. 

E così, nella ricerca delle soluzioni possibili, l’attenzione del team di Foreverland si è indirizzata verso la carruba. “Da pugliese – racconta D’Alessandro – ricordavo che mia nonna la chiamava il ‘cioccolato dei poveri’, e così ci siamo detti: proviamo. Riccardo, che è il socio che si occupa della ricerca, ha testato diverse polveri di carruba. Di lì abbiamo cominciato a lavorare su questo ingrediente, che è un ingrediente fantastico, non solo in termini di sostenibilità, ma anche dal punto di vista delle sue proprietà”. La carruba, infatti, è ricca di vitamine, minerali e antiossidanti, contiene una ridotta quantità di zuccheri, è totalmente priva di caffeina e anche di glutine. Di certo buona per le persone, ma anche per l’ambiente: la carruba è molto diffusa nel Sud Italia (in particolare in Puglia e Sicilia), è molto resistente al cambiamento climatico e non ha bisogno di particolari cure per la sua crescita; inoltre, necessita di pochissima acqua. Una combinazione di elementi a tutto vantaggio del pianeta. La provenienza locale della materia, infatti, consente di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 legate alla movimentazione logistica, così come lo sfruttamento delle terre, oggi tra gli elementi più impattanti della produzione di cacao. Senza dimenticare l’aspetto legato al risparmio di acqua, vista la capacità del carrubo di crescere anche in presenza di terreni aridi e climi caldi.

Il cioccolato dalla carruba: ecco Freecao

Secondo le stime elaborate da Foreverland, la produzione di Freecao (questo il nome del prodotto ideato dalla startup) consentirebbe di ridurre dell’80% le emissioni di CO2 e del 90% il consumo di acqua. Ma com’è fatto, allora, questo cioccolato senza cacao? La sua produzione si basa su una farina ricavata dalla polpa della carruba, lavorata con altri ingredienti naturali, tutti di origine vegetale, in un particolare processo brevettato da Foreverland, che consente di ottenere un ingrediente del tutto simile, per consistenza e sapore, al cioccolato. “Nel 2023 – racconta D’Alessandro – abbiamo condotto più di mille sensory test, per avere dalle persone intervistate dei feedback sia dal lato del gusto, sia in relazione alla percezione di un ingrediente come la carruba, che è oggi un po’ dimenticata o non conosciuta. Stiamo continuando anche quest’anno, in modo da poter migliorare sempre più il prodotto. Lo scorso anno abbiamo lavorato sulla versione ‘latte’ di Freecao, sempre completamente vegana, mentre ora stiamo perfezionando anche le versioni del fondente e delle creme spalmabili”. 

La produzione di Freecao

L’impianto produttivo e il progetto di una filiera in Puglia

Con la creazione di Freecao, Foreverland mira a proporre un nuovo ingrediente, un semilavorato che possa trovare spazio nelle industrie e nelle imprese artigianali dolciarie interessate a integrare l’utilizzo del cioccolato senza cacao in ‘nuove versioni’ dei loro prodotti. La produzione di Freecao avverrà proprio in Puglia, in un impianto a Putignano che la startup conta di avviare entro la fine dell’anno. L’idea è quella di costruire sul territorio una vera e propria filiera della carruba, dalla sua produzione alla trasformazione. “Attualmente – spiega D’Alessandro – prendiamo le carrube dalla Sicilia, che è il primo produttore in Italia e dove è già presente una filiera, tanto che dalla stessa Puglia spesso le carrube vengono inviate proprio lì per farle lavorare. Nella nostra regione invece le piante ci sono, ma non c’è un centro di lavorazione. Noi intendiamo appunto creare una filiera, valorizzando le piante già esistenti ma anche pensando a nuove piantumazioni”.

Elezioni europee 2024: date, candidati, programmi, liste e tutte le cose da sapere sul voto di giugno

Allo stesso tempo Foreverland, che ha anche un ‘ufficio-laboratorio’ a Milano, guarda all’Europa: “Ci stiamo già interfacciando con realtà internazionali – dice D’Alessandro – in particolare del Nord Europa, dove la tematica della sostenibilità è percepita in maniera molto forte. Stiamo posizionando il nostro ingrediente anche all’estero, e tra i nostri primi investitori c’è stato un fondo di Madrid, e questo ci ha dato sin da subito una prospettiva internazionale”. La sfida per la salvaguardia del pianeta, del resto, non può avere confini, e quella di Foreverland è appena cominciata.

 

Fonte : Today