Negli ultimi quarant’anni, molti campani hanno imparato a essere in allerta per un terremoto o un eruzione vulcanica tale da finire sugli annali – così potente da essere paragonabile al sisma dell’Irpinia del 1980 o alle colate del Vesuvio del 1944, gli ultimi eventi catastrofici di questo tipo dei quali milioni ancora portano i ricordi. La crisi bradisismica dei primi anni Ottanta nei Campi Flegrei, con una scossa del sesto grado della scala Mercalli avvenuto il 9 ottobre 1983, costrinse migliaia di persone a lasciare Pozzuoli, ma da allora tutte le scosse che si sono susseguite negli anni non sono mai state così forti da far pensare a qualcosa di terribile.
Nell’ultimo anno, però, centinaia di migliaia di persone sulla costa campana stanno sperimentando qualcosa di paragonabile al 1983-1983, con migliaia di scosse nell’area flegrea, di cui 450 soltanto nell’ultimo mese. La scossa più forte, il 20 maggio, è stata di magnitudo 4.4, ed è stata la più potente degli ultimi quarant’anni, tanto da spingere molte persone a dormire in strada, per paura di crolli agli edifici. Per fortuna, i danni fisici sono stati minimi.
Ormai i campani e non solo sono abituati alla specifica ritualità che accompagna questi piccoli terremoti: prima li sentono, poi lo cercano su Google e poi ne parlano sui social. Internet non ha, ovviamente, il modo per anticipare i terremoti, ma funziona piuttosto bene nel dare – quasi istantaneamente – informazioni sulla natura della scossa e dettagli di base come l’epicentro e la magnitudo.
L’internet dei terremoti
E quanto può essere utile un’allerta sul proprio cellulare, in tempo reale, nel momento in cui viene registrato un terremoto di forte intensità può essere utile per mettere in sicurezza chi vive nelle aree affette dai terremoti?
Il progetto Earthquake Network, creato in Italia nel 2012 da Francesco Finazzi, professore di Statistica dell’Università di Bergamo rappresenta un’importante iniziativa per coinvolgere la popolazione mondiale nella rilevazione e nella prevenzione dei terremoti. Grazie all’applicazione Rilevatore Terremoto, disponibile per smartphone, gli utenti possono contribuire in tempo reale al monitoraggio sismico e ricevere allerte precoci.
“Nel 2012, quando gli smartphone erano ancora poco diffusi, sviluppai un primo prototipo dell’app sull’intuito che gli smartphone messi a disposizione dalla popolazione potessero essere sfruttati per rilevare terremoti in tempo reale – racconta Finazzi -. Sebbene lo smartphone sia forse lo strumento peggiore per il rilevamento sismico, in quanto non progettato per tale scopo, tanti smartphone connessi in rete fra di loro formano un sistema affidabile e capillare sul territorio, utile per il monitoraggio sismico in tempo reale e, nel caso di sismi di magnitudo elevata, per inviare allerte precoci a quella parte della popolazione non ancora raggiunta dalle onde sismiche”.
Fonte : Wired