Grandi sfide globali, nuovi strumenti per affrontarle. Dalla scienza del clima – e soprattutto del cambiamento climatico – alla cosmologia, passando per lo studio delle molecole della chimica e della biologia e la ricerca di nuovi materiali, nel futuro prossimo l’intelligenza artificiale (AI), il calcolo ad alte prestazioni (o high-performance computing, HPV), e il quantum computing (QC) sono le tecnologie che più influenzeranno il processo di scoperta scientifica.
Ne hanno discusso questa settimana scienziati e leader del settore di tutto il mondo presso l’International Center of Theoretical Physics (ICTP) di Trieste nel corso del simposio The Future of Scientific Computing: A Global Perspective. Uno spazio per ragionare sulle opportunità che il calcolo scientifico (scientific computing) offre – e offrirà – a chi fa ricerca, in un’ottica di inclusione nei confronti di tutte le comunità scientifiche e con particolare attenzione a quelle del sud del mondo.
L’incontro è parte del calendario di eventi in programma in occasione del 60° anniversario dell’ICTP, fondato nel 1964 dal premio Nobel pakistano Abdus Salam e da sempre un hub internazionale di primaria importanza per la fisica teorica, dove hanno operato scienziati provenienti da 188 paesi diversi, due terzi di loro da paesi in via di sviluppo. Tra i tanti interventi, ecco dove il scientific computing si sta già dimostrando rivoluzionario e dove, negli anni a venire, ne sentiremo parlare sempre più spesso.
Scientific computing: cos’è?
Dopo teoria ed esperimento, lo scientific computing è stato definito come il terzo pilastro del metodo scientifico. Si tratta dell’insieme di tecnologie e conoscenze che comprende algoritmi di machine learning, supercomputer, data science e quantum computing, cioè tutto ciò che è necessario per risolvere attraverso computer modelli matematici di problemi di scienza e ingegneria.
Nato per venire a capo a equazioni che non potevano essere risolte analiticamente, oggi rende possibile, laddove non è fattibile un esperimento “in carne e ossa”, condurre esperimenti virtuali, così come convogliare e analizzare le enormi quantità di dati osservazionali prodotti nelle scienze sperimentali, come la fisica delle alte energie, l’astrofisica e, sempre di più, anche la medicina.
Verso una nuova generazione di scienziati
“Ci sono un paio di grosse rivoluzioni nelle information technology che se impiegate nel modo giusto possono trasformare davvero il modo in cui conduciamo il calcolo scientifico, creando strumenti che probabilmente saranno i più potenti di sempre nella scienza”, ha esordito Alessandro Curioni, vice presidente di IBM Europe and Africa e direttore di IBM Research Zurich: “Rivoluzioni innovative al pari, se non più, dell’invenzione del transistor e l’espansione di internet”. Si tratta della nuova era dell’AI, quella che stiamo sperimentando nell’ultimo paio di anni e che impara dai dati – detta supervised – e del quantum computing, che sta emergendo e maturando e che ci consentirà di ridurre la complessità di calcolo di molti algoritmi, rendendo trattabili problemi che prima non lo erano.
Fonte : Wired