Il vermocane ha un nome da film horror, ma non è una minaccia per la nostra estate

I primi a segnalare che forse si era di fronte al problema vermocane sono stati i pescatori di Sicilia, Calabria e Puglia, che hanno cominciato a ritrovarsi le reti piene di questi vermoni dai colori sgargianti e dotati di setole urticanti. Abbastanza inquietanti, sì. Poi qualche giorno fa la conferma dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), che ha avviato una campagna informativa in vista dell’estate: il vermocane (o verme di fuoco) è in espansione, forse a causa del riscaldamento delle acque dovuto ai cambiamenti climatici, e potrebbe alterare l’equilibrio degli ecosistemi marini e dare noia anche alle attività umane.

Vermi marini

Come spiega l’Ogs, il vermocane (nome scientifico Hermodice carunculata) è un polichete, un verme marino carnivoro dall’appetito insaziabile che in media misura 20-30 centimetri. Vive di solito nei fondali rocciosi, ma più raramente può trovarsi anche in quelli sabbiosi e nelle praterie di posidonia. A parte le dimensioni (e la capacità di rigenerarsi se viene tagliato in due), il vermocane si fa notare anche per la sua livrea sgargiante, che raramente è un segno tranquillizzante in natura, e infatti sul corpo ha setole che contengono tossine urticanti che, se si sente minacciato, può anche scagliare verso quello che ritiene essere un pericolo. Insomma, anche se questi animali sono molto fotogenici (prevedibilmente invaderanno anche Instagram quest’estate) meglio stargli alla larga se non si vuole rischiare di avere dolore, bruciore, edemi, prurito e intorpidimento delle zone colpite.

Non sono alieni

Il vermocane è una specie autoctona del Mediterraneo del sud e dal 1800 si trovano testimonianze della sua presenza nel Golfo di Catania. Dunque è presente da più di un secolo anche nelle acque italiane, ma negli ultimi anni la sua popolazione è aumentata molto e molto in fretta, diventando invasiva. La causa potrebbe essere il riscaldamento delle acque, dicono gli esperti. Per questo oggi è più facile trovarlo nelle reti da pesca, dove si ciba dei pesci intrappolati, e persino vicino alle rive. Dal 2022 è attivo il progetto Worms Out che, anche attraverso le segnalazioni dei cittadini tramite specifica app (AvvisAPP), raccoglie dati ecologici con l’obiettivo di sviluppare soluzioni per la gestione della specie e il contenimento della proliferazione.

Cosa fare in caso di puntura

Come si evince dai numerosi post sulla pagina Facebook Monitoraggio Vermocane, questi animali non rappresentano una vera minaccia per l’essere umano. Se dovesse capitare di incrociare il suo cammino (è più facile se si frequentano scogli o spiagge rocciose) e magari di scontrarsi anche inavvertitamente con le sue setole, nella maggior parte dei casi l’effetto è simile a quello di una puntura di medusa: di certo non una sensazione piacevole, ma neanche particolarmente pericolosa. Gli effetti della tossina urticante potrebbero essere più forti in zone in cui la pelle è più sottile o sensibile, come incavo delle ginocchia e dei gomiti, polsi e dita. In questi casi potrebbe essere necessaria una crema cortisonica per avere sollievo. Dato che le setole possono penetrare nella cute, il consiglio è di non sfregare la zona colpita né di sciacquarla sotto acqua corrente per evitare la fuoriuscita ulteriore di tossina urticante che aumenterebbe la reazione infiammatoria. Meglio, se possibile, utilizzare un po’ di nastro adesivo adagiato delicatamente sulla cute (senza premere) per far aderire le setole rimaste e asportarle. Anche delle pinzette potrebbero fare al caso per estrarre le setole integre. La stessa operazione, forse con un po’ più di difficoltà, si può fare con le dita.

Fonte : Wired