Zero-tabacco entro il 2040, ma aumenta la produzione in Bangladesh con rischi per ambiente e salute

È cresciuta del 73% la produzione negli ultimi 14 anni, senza battute d’arresto. Il quotidiano The Daily Star spiega che la coltivazione di tabacco è molto redditizia, ma numerosi sono gli effetti su salute, sia di fumatori sia di agricoltori, e ambiente: tra le principali cause di emissioni di carbonio e deforestazione. Effetti negativi anche sulle acque, inquinate dai pesticidi.

Roma (AsiaNews/Agenzie) – Nonostante l’obiettivo del Bangladesh di essere un Paese zero-tabacco entro il 2040, sostenuto dalla prima ministra Sheikh Hasina e dal fronte comune dei sindaci emerso nel 2023 in occasione di un raduno a Cox’s Bazar, negli ultimi cinque anni la produzione di tabacco per ettaro è aumentata del 21 per cento, dato che sale a 73 se si considerano gli ultimi 14 anni. A riportarlo è il quotidiano bangladese The Daily Star, che oggi – nella Giornata mondiale senza tabacco – dedica all’argomento un lungo approfondimento. L’ascesa denota quanto le grandi aziende puntino alla coltivazione di tabacco perché considerato di gran lunga più redditizio di altre colture. Ciò però comporta numerosi rischi per la salute non solo dei fumatori, e per l’ambiente, soprattutto verso suolo e acqua.

La crescita della produzione negli ultimi anni è stata constante, senza incontrare stalli o decrescite. Secondo alcuni funzionari del DAE (Department of Agricultural Extension) ciò è possibile grazie all’introduzione di varietà di piante del tabacco ad alto rendimento, insieme ad un intensivo uso di fertilizzanti chimici e pesticidi. Tali coltivazioni richiedono infatti maggiore uso di questi prodotti, che aggravano la condizione dell’ambiente e della salute degli agricoltori, rileva un rapporto diffuso nel 2017 dell’OMS. Risale al 2016 la promessa di impegno da parte della prima ministra Sheikh Hasina di legiferare sul controllo del tabacco per allineare il Paese alla Convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo, approvata nel 2003. Ma, nonostante gli effetti del tabacco sulla salute di chi ne fa abitualmente uso sono noti – malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie -, quasi sconosciuti sono gli impatti sull’ambiente della sua produzione. Tra gli effetti vi sono la fertilità del suolo, contaminazione delle acque, inquinamento dell’aria, su una scala tale che il loro effetto combinato rappresenta un rischio molto maggiore rispetto alla produzione di qualsiasi altra coltura. Il tabacco è inoltre una delle principali cause di emissioni di carbonio e deforestazione: 300 sigarette equivalgono a 1 albero.

Il Bangladesh è il dodicesimo più grande coltivatore di tabacco al mondo a partire dal 2020, secondo i dati dell’Università di Bath, Regno Unito. Nel 2022/2023 sono stati coltivate 65.227 tonnellate di tabacco su 26.475 ettari (65.421 acri) di terra: l’1 per cento dei terreni coltivabili nel Paese. E benché il settore faccia bene all’economia bengalese, comparendo tra le principali fonti di contributi fiscali, grazie anche all’alto volume di tabacco grezzo esportato, tutto ciò comporta alti rischi. Tra questi, lo sconsiderato uso di pesticidi, che uniti alle naturali caratteristiche della pianta, cambiano la composizione naturale di acque e terreni. “Poiché gli agricoltori spesso applicano eccessivi fertilizzanti chimici e pesticidi forniti dalle grandi aziende del tabacco per rese più elevate, il terreno perde la fertilità e l’acqua vicina diventa tossica, secondo uno studio scientifico condotto a Kushtia, un importante distretto di coltivazione del tabacco”, dice The Daily Star.

Anche gli effetti sulle acque non sono trascurabili. Secondo un rapporto dell’OMS del 2022, una singola sigaretta richiede circa 3,7 litri di acqua nel suo ciclo di vita attraverso coltivazione, produzione, trasporto, utilizzo e smaltimento. L’impiego di acqua è fino a 8 maggiore di colture quali pomodori e patate. Un chilogrammo di tabacco non prodotto renderebbe disponibile il fabbisogno di acqua potabile di un anno per una persona. Inoltre, tra gli effetti, anche l’uccisione di animali acquatici. “Lo studio del 2015 a Kushtia mostra che vari residui pericolosi, tra cui 1,3-dicloropropene e aldicarb solfossido e aldicarb elementi tossici solfonici che provengono dai pesticidi, possono entrare nella falda acquifera di drenaggio e nelle acque superficiali e rendere l’acqua tossica”, continua The Daily Star. Per esempio, il fiume Halda, a Sud del Paese, ha risentito delle attigue coltivazioni di tabacco: la vita acquatica è stata compromessa, tra cui quella di alcune specie di pesci.

Gli agricoltori locali si dicono consapevoli dei rischi fin qui descritti. The Daily Star ha intervistato sette di loro a Bandarban e Khagracchari: tutti hanno confermato gli effetti negativi sull’ambiente e sulla loro salute. “Eppure sono attratti dalla coltivazione del tabacco a causa dell’alto margine di profitto rispetto ad altre colture reso possibile dal denaro, dall’input e dal supporto tecnico delle aziende del tabacco”, sottolinea il quotidiano. Guadagni che, secondo uno studio del Policy Research Institute, superano del 30 per cento quelli di coloro che si dedicano ad altre coltivazioni. Inoltre, questi coltivatori sono “a contratto” perché dipendenti delle grandi aziende, prima tra tutte la British American Tobacco (BAT), principale attore del settore, con quasi 52.000 agricoltori a contratto nel 2023, rispetto ai 30.000 del 2018, secondo i dati della società, a conferma della tendenza che interessa in Paese. 

Fonte : Asia