Atmosfere sognanti da una Sicilia polverosa che sembra il Great American desert. La presentazione del disco dal vivo a Palermo.
Otto canzoni in inglese intrise di psichedelia americana e shoegaze britannico, una atmosfera onirica e sognante che fluttua nella sperimentazione sonora sostenuta da una base di chitarre e un tappeto di synth e avvolge l’ascoltatore trascinandolo in un vortice di sensazioni che lo allontanano dalla realtà, e lo rimandano in un altro spazio temporale, indietro nel tempo. Un viaggio tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90, periodo in cui nasce lo shoegaze, genere tra l’alternative rock e l’indie, caratterizzato da un massiccio uso di effetti sonori sulla pedaliera del chitarrista e sulle voci, sempre sommerse e mai urlate, con attenzione tanto all’armonia quanto all’impatto sonoro.
Sono decisamente le atmosfere shoegaze degli anni ’90 e il rock psichedelico degli anni ’60 a plasmare il sound dei “Saints”, che spaziano tra momenti rarefatti ed onirici e poi si ritrovano a dipingere quadri sonori dai colori saturi ed acidi, preferendo le sfumature ai tratti decisi. E’ come se la musica dei Saint Mary Candy stimolasse la produzione di serotonina, ascoltarli rilassa e genera qualcosa che assomiglia alla felicità, anche se si tratta di musica che trasuda malinconia dark; ci si ritrova ad ascoltarli ad occhi chiusi, con un sorriso stampato sul viso e la testa che oscilla assecondando il ritmo e il suono mentre loro dal palco sembrano invitare a rallentare i ritmi, a non avere fretta perchè non sempre è necessario correre e la vita va assaporata con profondi respiri, fermandosi ad ammirarla in tutta la sua bellezza, senza sprecarla e senza trascurare i dettagli.
Ai loro concerti, una volta dopo l’altra, il pubblico è diventato sempre più numeroso e i Saint Mary Candy invitati a suonare sempre più di frequente e anche in apertura a band come New Candys e Be Forest e poi negli studi Fat Sounds con la produzione affidata a Roberto Cammarata con cui hanno pubblicato i primi due singoli “Don’t Turn Off The Light” e “Get A Ride”. Di Get A Ride c’è un videoclip, diretto da Mirko Bonanno e girato in una Sicilia arsa dal sole a strapiombo sul mare, in un luogo polveroso e assolato, la riserva di Capo Gallo sulla costa di Palermo che tanto ricorda il deserto americano.
“Scrivendo Get a ride, un trip onirico di un viaggio pericoloso di due amanti, ho immaginato che quella fosse la location perfetta per quel brano perché è un’ambientazione che mi ha sempre trasportato nell’America della route 66” dice Marco Barcellona, voce e chitarra, che ha fondato la band nel 2020 con Laura Caviglia, tastiere e chitarra, Camilla Acyole Belmonte alle percussioni, Davide Di Giovanni al basso e Andrea Chentrens alla batteria.
“Siamo entrati in studio dopo una lunga esperienza live e questo disco riproduce fedelmente la nostra essenza e il nostro suono. Lavorare con Roberto Cammarata ha enfatizzato sfumature elettroniche e delineato a pieno l’identità dei brani” dice Marco Barcellona.
“Sono sempre stato affascinato da tutto ciò che è in grado di creare in musica un trasporto onirico” – dice Barcellona – “quando avevo dieci anni ascoltai per la prima volta i Doors e quelle atmosfere, soprattutto le tastiere di Manzarek, mi folgorarono. Poi i miei ascolti si sono concentrati sulle chitarre, alla ricerca di un sound etereo ed allo stesso tempo accattivante, caratterizzato tanto dai riverberi quanto dai fuzz. Elementi che sono diventati essenziali nella formula Saint Mary Candy. I brani del disco, che esce in vinile, raccontano l’amore, la morte, il sogno, il malessere interiore con tutta la sua rabbia” – dice Barcellona – “ma anche messaggi di pace universale che odorano di eternità, e sono tutti in inglese. Una scelta naturale, è come se fosse stata la lingua a scegliere me. Ho provato a scrivere in italiano, ma mi sono sentito come un bambino che non sa andare in bicicletta”.
La band presenterà l’omonimo album giovedì 30 maggio a “I Candelai” di Palermo, con apertura affidata al duo palermitano FuXXXis.
Fonte : Sky Tg24