All eyes on Rafah, facile fare gli attivisti sui social

Oltre 42 milioni di condivisioni nel giro di 24 ore. E il numero continua a crescere. La card “All eyes on Rafah”, pubblicata per la prima volta da un fotografo malese per accendere i riflettori sui bombardamenti israeliani che domenica sera hanno ucciso 45 sfollati palestinesi nella città al sud della striscia di Gaza, sta facendo il giro del mondo virtuale. Chiunque abbia un profilo Instagram in queste ore si sarà trovato davanti a un tappeto di foto tutte uguali, con l’invito a tenere gli occhi aperti su Rafah.

Una campagna di sensibilizzazione importante e senza alcun dubbio emozionante, d’impatto, ma niente di più che una catena di sant’Antonio 2.0. La corsa di massa e quasi spasmodica alla condivisione, come se tanto bastasse a fermare un conflitto sanguinolento come quello mediorentale, è l’imbarazzante dimostrazione di come la realtà sia ben distante da like e repost. Non solo l’ormai popolare grafica è inutile a livello pratico per mettere fine alla guerra – come ovvio che sia – ma smaschera un attivismo spiccio, diffusissimo, messo in campo solo per rincorrere un trend. Vale per la Palestina come per la vittima di femminicidio mainstream del momento, pubblicare la foto emotiva e lo slogan d’acchiappo significa garantirsi un posto in tribuna d’onore durante la partita che tutti guardano. Più che omologazione è sgomitare per far parte dell’upper class dei social. Attività gettonatissima da influencer e aspiranti tali, ma in casi come questo anche più semplicemente da chi con una sparuta fila di follower si lancia per provare il brivido di “stare dalla parte giusta”.  

Quanti di quei 42 milioni – destinati a salire – si impegnano concretamente per la causa palestinese? Perché la foto di quella distesa di camion di aiuti, buttata là tra un pranzo al mare e l’unboxing dell’ultimo acquisto su Amazon, stona. Quanti di quei 42 milioni hanno donato, ad esempio a Save The Children, per sostenere i bambini prigionieri del conflitto a Gaza? Quanti hanno fatto la ‘fatica’ di cliccare sul link di una delle tante petizioni per farsi ascoltare dai governi?

Facile fare gli attivisti sui social. Come facile – ma anche ammirevole – era cantare dai balconi durante il lockdown. Peccato che a farci uscire dall’emergenza non è stato il coro di “Azzurro”. 

Fonte : Today