AGI – Ennesima giornata movimentata nel carcere minorile Beccaria di Milano dove una settantina di detenuti si è asserragliata in un’ala della struttura dando vita a una rivolta che per fortuna si è conclusa senza feriti. Sono stati registrati però numerosi danneggiamenti agli arredi del carcere e, riferisce una fonte penitenziaria, quasi tutte le celle sono rimaste senza blindo.
A quanto si apprende, ad accendere la ‘miccia’ sarebbe stata una sanzione disciplinare inflitta a un ragazzo dopo che nelle scorse ore uno dei reclusi avrebbe cercato di strangolare un agente della polizia penitenziaria. La situazione è tornata più tranquilla dopo qualche ora. Le volanti della Polizia erano comunque presenti per presidiare il perimetro del carcere. Non c’è comunque pace per l’istituto scosso nelle settimane scorse dagli arresti e dalle sospensioni di 21 agenti della polizia penitenziaria accusati di torture e violenze nei confronti dei giovani reclusi. Il 7 maggio scorso, nei giorni successivi al blitz della Procura, nella notte c’era stata una rivolta con distruzione di arredi e tentativi di evasione.
Ostellari, “la situazione è rientrata, le regole si rispettano”
“Sono in stretto contatto, insieme al Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano, con i vertici del Beccaria. Il momento critico è rientrato e la situazione è sotto controllo, grazie all’intervento degli agenti di Polizia Penitenziaria, guidati dal comandante Daniele Alborghetti”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, spiegando che “l’episodio di insubordinazione è seguito al trasferimento in sezione isolata di un minore che aveva aggredito un altro detenuto e un agente. Ciò ha innescato la reazione di altri ristretti, che hanno messo in atto comportamenti oppositivi e danneggiato alcune suppellettili”. Ora, ha aggiunto, “attendiamo una relazione dettagliata che consentirà di fare luce sui fatti”. Il sottosegretario ha ringraziato quindi “le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria per la professionalità dimostrata. Il Beccaria, che ho visitato pochi giorni fa, accoglie numerosi minori stranieri non accompagnati. I comportamenti di chi si è reso responsabile di eventuali danneggiamenti – ha concluso – saranno valutati con rigore: il carcere funziona se rieduca, ma sul rispetto delle regole non si può transigere. Quindi non possono essere esclusi eventuali trasferimenti. A breve, come già annunciato, all’Ipm di Milano arriveranno ulteriori risorse in termini di personale, funzionari pedagogici e agenti”.
Di Giacomo, “Dap e governo non sanno gestire le carceri”
“La rivolta in atto all’Istituto Beccaria-Milano conferma quanto denunciamo da tempo: siamo in presenza di un istituto difficile in particolare per eta’ e provenienza dei giovani detenuti. Il governo e il Dap non sono in grado di gestire la situazione”. E’ il commento del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “Il Beccaria è diventato da qualche mese il “caso” di cosa accade negli istituti penali per minorenni dove sono 380 i ragazzi detenuti al 15 marzo 2023 (tra cui solo 12 ragazze), pari al 2,7% del totale dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile. Dopo i fatti precedenti credo che nessuno possa piu’ scaricare una situazione di gravissima emergenza sulla polizia penitenziaria”.
“Piuttosto – dice Di Giacomo – non vorremmo che ad arroventare il clima, gia’ surriscaldato, abbia contribuito la campagna scatenata contro gli agenti penitenziari per i fatti recenti. Sui detenuti giovani bisogna investire per evitare che non diventino carcerati abituali. L’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla, anzi si rivela una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono decisamente piu’ complesse. Purtroppo il governo e il Dap non sono in grado di gestire la situazione. Dopo il decreto Caivano i detenuti sono aumentati in modo esponenziale. Serve una differenziazione dei reclusi per eta’ e serve un programma personalizzato per ogni singolo detenuto giovane”.
Fonte : Agi