iPhone, è arrivato il momento di cambiargli nome

L’eliminazione del prefisso non sarebbe comunque il cambio di stile più significativo nella storia di Apple e Segall sottolinea che Tim Cook non perderebbe il sonno nel caso in cui la “i” venisse definitivamente accantonata. “Apple ha fatto alcune cose sorprendentemente audaci, avventate e rischiose in passato“, commenta (la società non ha risposto a una richiesta di commento per questo articolo).

Allo stesso tempo, Segall riconosce che oggi Apple è molto più grande rispetto all’era di Jobs, e quindi forse anche meno propensa al rischio. Ma l’azienda vuole ancora essere considerata un’innovatrice, e rimanere fedele al nome di un prodotto solo per il valore del brand non è un modo di fare che le appartiene.

Think different“, recitava il leggendario del colosso, in una campagna pubblicitaria del 1997, che si aggiudicò un Emmy e a cui lavorò anche Segall. Il creativo scrisse il testo dello spot da 60 secondi, in cui comparivano diversi geni della storia dell’umanità che avevano preceduto Apple – Albert Einstein, Thomas Edison, Martin Luther King Jr., Gandhi, Amelia Earhart –, sottolineando che “le persone abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono quelle che lo cambiano“.

All’epoca Apple non aveva nuovi prodotti, e come amava ripetere Jobs, era a soli 90 giorni dalla bancarotta. Il suo ritorno in sella all’azienda che aveva fondato nel 1976 rappresentava un rischio considerevole per gli investitori.

La nascita della “i” di Apple

Steve Jobs presenta l’iMac nel 1998

JOHN G. MABANGLO/Getty Images

Se la campagna “Think different“ aumentò la riconoscibilità del brand Apple, sono stati il lancio dell’iMac nel 1998, e le sue vendite eccezionali a cambiarla sotto il profilo della redditività. Il computer blu avrebbe deciso le sorti di Apple, un aspetto di cui Jobs non fece mistero con l’agenzia pubblicitaria con cui collaborava l’azienda, TBWA/ChiatDay.

Inizialmente chiamato C1, questo pc relativamente economico e tagliato sulle esigenze dei consumatori, doveva essere pubblicizzato come una macchina in grado di connettersi facilmente a internet: una funzione che oggi è onnipresente, ma che negli anni Novanta rappresentava ancora una rarità. L’iMac era brillante, divertente, facile da usare e ha avuto un successo strepitoso, permettendo ad Apple di iniziare il percorso che nel 2011 la portò a diventare l’azienda più ricca del mondo (quest’anno, il gigante è stata scalzato da Microsoft).

Fonte : Wired