Seoul: adozioni in calo, la maggior parte dei bambini sono figli di madri single

La discriminazione da parte della società spinge ancora oggi le donne che hanno gravidanze extraconiugali a dare i figli in adozione, con le pressioni che cominciano spesso nella famiglia di origine. I genitori single della Corea del Sud sono i più poveri tra i Paesi OCSE. Per anni è stato massiccio il ricorso alle adozioni internazionali, solo di recente la situazione sta cambiando.

Seoul (AsiaNews) – Nel 2023 sono stati adottati 229 bambini sudcoreani, 150 a livello nazionale e 79 tramite adozione internazionale, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute e del Welfare. Si tratta di un calo significativo rispetto al passato – solo nel 2011 venivano dati in adozione 2.464 bambini – ma la maggior parte dei bambini affidati ad altre famiglie continuano a essere figli di madri non sposate, che in Corea del Sud subiscono una forte discriminazione da parte della società.

Quasi il 73% dei bambini adottati lo scorso anno sono stati dati in affido da madri single, un dato che, seppur elevato, si può dire in miglioramento se paragonato a quello degli anni precedenti: nel 2018 era il 99,7%, nel 2019 il 100%, nel 2020 il 99,6% e nel 2021 il 99,5%. 

E questo nonostante la Corea del Sud sia il Paese con il più basso tasso di natalità al mondo. Negli ultimi anni il governo ha proposto le politiche più disparate per contrastare il calo delle nascite, dagli eventi di matchmaking per i giovani per invogliarli al matrimonio, ai “bonus bebè”. 

Ma forse, sostengono alcuni commentatori, potrebbe essere più utile cercare di sostenere anche le cosiddette famiglie unipersonali. I genitori single in Corea del Sud sono i più poveri tra tutti i Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Durante un sondaggio del 2019 che ha coinvolto 1.247 madri single, il 42% delle intervistate ha risposto dicendo che le difficoltà finanziarie si sono rivelate l’aspetto più pesante da affrontare durante la gravidanza.

Uno studio del 2022 ha inoltre mostrato che, nonostante un aumento delle nascite extraconiugali, le madri single soffrono soprattutto per l’immagine (negativa) di madre non sposata che viene imposta loro dalla società. Diverse donne hanno sottolineato che il sostegno governativo risulta fondamentale (come nel caso di residenze comunitarie per madri single che non possono crescere i figli con i nonni o permettersi di andare ad abitare da sole) ma spesso insufficiente. 

L’emarginazione delle madri single di solito comincia nella famiglia di origine: secondo dati che risalgono al biennio 2017-18, il 93% delle donne incinte non sposate ha dichiarato di aver subito pressioni per abortire o dare il nascituro in adozione dopo il parto.

Altre nascondono ai colleghi o al datore di lavoro di avere un figlio e in questo modo rinunciano ai benefici economici a cui avrebbero diritto. Nel 2020, per esempio, durante la pandemia da covid-19, il governo aveva introdotto la possibilità di 10 giorni di congedo retribuito per i genitori single, ma molte donne non ne hanno approfittato. Allo stesso modo, le ragazze più giovani, in caso di gravidanza, si sentono costrette ad abbandonare gli studi, a volte spinte dalla scuola stessa, nonostante una legge recente garantisca il diritto allo studio delle studentesse incinte. 

“C’è meno stigma oggi, ma l’atteggiamento della società crea molte sfide sia per la madre che per il bambino”, ha spiegato Paul Kim, direttore dei programmi dell’organizzazione no-profit Holt International in Corea e Mongolia. “Si possono cambiare le leggi domani, ma gli atteggiamenti della società possono richiedere decenni per cambiare”, ha aggiunto.“È per questo che alcuni bambini e alcune mamme non rivelano ad altre persone di essere un genitore single o di essere figlio di un genitore single, a causa della discriminazione che rischiano di subire”. 

Anche nel caso degli infanticidi, la motivazione principale nella stragrande maggioranza dei casi avvenuti tra il 2013 e il 2020 è risultata essere la “paura di rimanere incinta al di fuori del matrimonio e di far conoscere questo fatto” a famiglia, amici e conoscenti.

La società coreana attribuisce grande importanza ai legami di sangue e per questo prova una certa avversione nei confronti delle adozioni. La situazione ha cominciato a cambiare solo di recente, ma per decenni, a partire dalla fine della guerra di Corea che aveva causato moltissimi orfani, migliaia di bambini sudcoreani sono stati inviati all’estero tramite adozioni internazionali. 

Tra il 2004 e il 2021 sono stati adottati oltre 16mila bambini sudcoreani, che hanno fruttato cifre altissime alle quattro agenzie presenti in Corea che si occupano di affidi all’estero. Solo tra il 2018 e il 2022 hanno guadagnato, tramite commissioni ai genitori adottanti, 22,1 miliardi di won per oltre 1.180 minori, una media di 18,7 milioni di won (14mila dollari) a bambino. A cui si aggiungono i fondi stanziati dal governo. 

Quella delle commissioni è una pratica già ritenuta illegale in Corea, ma che verrà sanzionata solo a partire dall’anno prossimo, quando dovrebbe entrare in vigore una nuova legge sulle adozioni nazionali.

Fonte : Asia