Per le aree protette, è prevista una mappatura più estesa e “profonda”, con speciali sistemi acustici, mentre si estendono a tutti i quasi 8.000 km di costa le indagini di micro cartografia con camera iperspettrale condotte grazie a un veicolo autonomo subacqueo particolarmente attento ai dettagli. Quelli sulle praterie di Posidonia e di Cymodocea serviranno per creare un ricco database con cui istruire gli algoritmi di machine learning con cui verrà studiata l’evoluzione del loro stato di salute.
In questo maxi intervento appena iniziato, non poteva certo mancare l’intelligenza artificiale, chiamata a collaborare per una pre-analisi on edge, nei sensori. Riconoscendo subito le diverse tipologie di vegetazione e di fondo, roccioso e sabbioso rilevate, riesce a ottimizzare il successivo invio dei dati alla piattaforma centrale.
Il giro delle coste in 22 mesi
La prima regione sotto osservazione è la Sardegna, nel mese di maggio, dopo una fase di validazione e di test dei veicoli aerei, forniti da CGR, azienda parmense specializzata in fotogrammetria e telerilevamento, membro di un consorzio di player internazionali capeggiato da Fugro, il fornitore inglese dei sensori LIDAR con massima risoluzione voluti da ISPRA per i nostri mari.
La mappatura proseguirà accarezzando tutta la costa italiana in senso antiorario dalla Liguria alla Sicilia, ultima Regione del 2023. Nel 2024 e nel 2025 ISPRA “chiuderà il cerchio” con il Mar Ionio e il Mar Mediterraneo Occidentale, nessuna isola esclusa. Una programmazione intensa e dettagliata, ma flessibile, a seconda del meteo, una delle incognite di cui tener conto assieme alla torbidità dell’acqua e all’inquinamento atmosferico che potrebbero disturbare rispettivamente il sensore LIDAR “marittimo” e quello ottico, puntato invece sulla fascia di costa.
“La pianificazione è stata studiata apposta per cercare le condizioni più favorevoli anche da questo punto di vista” spiega Rende, ricordando come nel pacchetto di interventi per la tutela e la valorizzazione dell’ecosistema del Mediterraneo ci siano in totale ben 18 progetti. Tra tutti, colpiscono l’operazione “Ghost Nets” (reti fantasma) per la rimozione, la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il riciclo degli attrezzi da pesca e acquacoltura abbandonati, da concludere entro il 30 giugno 2026. E l’operazione “ostriche piatte” per ricostruire i banchi di questa specie autoctona dell’Adriatico, considerata “un ingegnere vitale per il benessere dell’ecosistema italiano”. Uno dei tanti che l’Italia deve coltivare per salvare il proprio destino, in questo caso quello faunistico costiero
Fonte : Wired