Chiesti ventiquattro anni di reclusione per Paolo Riccone, il 58enne consulente finanziario imputato del femminicidio della compagna Floriana Floris, nella casa in cui abitavano in piazza XX Settembre a Incisa Scapaccino, nell’astigiano. La richiesta è stata formulata oggi, lunedì 27 maggio, dal pubblico ministero Eleonora Guerra davanti alla Corte d`Assise di Alessandria. E la famiglia della vittima sarà risarcita con l’eredità – 400mila euro – ricevuta dall’imputato dal padre morto due mesi prima del delitto.
I periti del tribunale hanno escluso l’incapacità d’intendere e di volere, giudicando Riccone “pienamente capace”. Il femminicidio era avvenuto il 7 giugno scorso nella casa della famiglia di Riccone dove i due convivevano.
I carabinieri erano entrati nell’appartamento solo dopo una segnalazione della figlia di Floriana, Alice, preoccupata perché vivendo a Bologna non riusciva a mettersi in contatto con la madre che era invece originaria di Milano. Il quadro che si era presentato alle forze dell’ordine era con il corpo di Floriana a terra senza vita, colpito da oltre quaranta coltellate. Riccone si trovava al piano di sopra, aveva vegliato per due giorni la compagna morta e aveva anche tentato il suicidio, senza riuscirci, ingerendo candeggina e provando a tagliarsi i polsi. Dopo il risveglio dal coma farmacologico indotto dai medici all’ospedale di Asti, aveva confessato il femminicidio sostenendo di essere stato in prede a un raptus.
Dagli approfondimenti dei carabinieri, era stato confermato che Riccone da qualche tempo soffriva di crisi depressive ed era seguito da uno psicologo. Prima d’incontrare Floriana Floris era rimasto vedovo, una decina di anni fa e nell’anno precedente al delitto aveva perso la madre e il padre, storico benzinaio del paese. Ma la pubblica accusa ha tenuto conto anche delle bugie raccontate durante il primo interrogatorio in cui lui dice di essersi difeso dalle coltellate, leggere, dategli dalla donna. Più probabilmente, secondo gli inquirenti, fu lui a sistemare in un secondo tempo un coltello nelle mani della vittima. E poi Riccone aveva detto di aver trovato la compagna morta in casa e di aver chiamato i soccorsi, ma non c’è traccia di alcuna telefonata.
Per la pm è stato “un omicidio di totale insensatezza. Un femminicidio in piena regola” perché lei voleva lasciarlo. Riccone avrebbe agito con freddezza come dimostrano gli otto video registrati dal telefonino di lei in cui lo implora di non ucciderla e di non voler morire perché ha una figlia.
La Corte d’Assise ha respinto la richiesta di una perizia psichiatrica per l’imputato e la sua difesa, rappresentata dall’avvocata Federica Falco, ha fatto richiesta di una pena entro i limiti di legge, tenendo anche conto dell’offerta del risarcimento disponibile a breve, appena l’amministratore di sostegno chiuderà le pratiche di successione.
Fonte : Today