Il 24 maggio 2022 rimarrà impresso per sempre nella memoria dei cittadini di Uvalde, una cittadina del Texas di poco più di 15mila abitanti. In quella giornata il diciottenne Salvador Rolando Ramos entrò armato di un fucile AR-15 alla Robb Elementary School, dove uccise 19 studenti e 2 insegnanti, e ferì altre 17 persone. Un massacro vero e proprio, di cui si è tornato a parlare in questi giorni, dopo che le famiglie delle vittime hanno citato in causa due colossi del settore tech ed entertainment, Activision e Meta, insieme al produttore di armi Daniel Defense, accusandole di aver alimentato sentimenti di odio e violenza, spingendo i più giovani all’acquisto di armi di fuoco. A essere al centro delle accuse, in particolare, sono il celebre sparatutto Call of Duty e il social network Instagram, oramai al centro di non poche cause che hanno a che fare con la salute mentale dei minori.
Secondo quanto riportato dalla causa depositata alla Corte Superiore dello Stato della California, infatti, Ramos era un accanito giocatore di “Call of Duty: Modern Warfare”, ed era stato più volte raggiunto dalla pubblicità di Daniel Defense su Instagram. Le famiglie sostengono fermamente che “Call of Duty crea un teatro di violenza vividamente realistico e coinvolgente in cui gli adolescenti imparano a uccidere con spaventosa abilità e facilità”, essendo costruito più come una simulazione che come un gioco vero e proprio. “Insegna ai giocatori come mirare, ricaricare e sparare con precisione, mentre abitua il sistema nervoso degli adolescenti a infliggere violenze ripetute – si legge nella denuncia -. E anche se le uccisioni sono virtuali, le armi sono reali. Questa astuta forma di marketing ha contribuito a coltivare una nuova base di consumatori giovani per il fucile d’assalto AR-15, l’arma scelta dalla maggior parte dei giocatori di Call of Duty e dei tiratori di massa”. E, non a caso, anche quello utilizzato da Ramos per uccidere oltre 20 persone alla scuola elementare di Uvalde.
Dall’altro lato, Instagram è accusata di offrire ai produttori di armi un canale di comunicazione pressochè esclusivo, e non sorvegliato, per entrare in contatto con i minori. “Con la benedizione e l’assistenza di Instagram, i fornitori di armi d’assalto possono inondare gli adolescenti di contenuti che promuovono il crimine” e sfruttano gli stereotipi della violenza e della mascolinità per convincere gli adolescenti ad acquistare la loro arma preferita. Accuse pesanti, a cui Activision ha risposto esprimendo le sue “più sentite condoglianze alle famiglie e alle comunità che sono rimaste colpite da questo insensato atto di violenza“, ma sottolineando che “la ricerca accademica e scientifica continua a dimostrare che non esiste un nesso causale tra videogiochi e violenza da arma da fuoco“.
Fonte : Wired