L’Italia della sostenibilità si è riunita a Roma: sul tavolo, economia circolare, riciclo e riuso

L’Italia, tra le prime cinque economie dell’UE, rimane il Paese più circolare d’Europa. 

Una conferma ricavata dai dati contenuti nell’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare, che pone il Bel Paese, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 18,4%, ben oltre la media UE del 11,7% (ultimo dato disponibile al 2021). 

Un Paese virtuoso, dunque, che dovrà però aumentare ulteriormente gli sforzi per mantenere la propria leadership. Negli ultimi cinque anni, infatti, il suddetto valore è diminuito di quasi 2 punti percentuali, perdendo terreno rispetto a quello degli altri Stati, i quali, invece, stanno accelerando e migliorando le proprie performance sostenibili.

L’Italia del tabacco è “circolare”

Questi dati sono tra le principali evidenze discusse in occasione dell’incontro “Quando la sostenibilità incontra… l’economia circolare, tra riciclo e riuso.”, tenutosi a Roma nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso da Asvis-Alleanza per lo sviluppo sostenibile e realizzato con il contributo di Philip Morris Italia.

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Tra gli intervenuti Michele Samoggia, Responsabile comunicazione, sostenibilità e public policy Philip Morris Italia, che nel suo intervento ha descritto le attività di circolarità dell’azienda, illustrando l’ultimo dei progetti lanciati da Philip Morris in questa direzione:

“Abbiamo recentemente annunciato REC – Riciclo per Economia Circolare, un progetto che punta a riciclare entro il 2024 fino a 500mila dei nostri riscaldatori di tabacco IQOS e Lil – ad oggi ne abbiamo già avviati al riciclo 170mila – con un recupero in media di oltre l’80% delle materie prime presenti nei device. 

Attività di riciclo che però non si limita ai soli dispositivi ma coinvolge anche la risorsa idrica: “Nel nostro stabilimento di Bologna recuperiamo oltre il 35% dell’acqua per reimmetterla nel sistema, una quantità pari al consumo di circa 3.500 famiglie”.

Non è mancato un riferimento anche ai classici mozziconi di sigaretta: “Inoltre, stiamo lavorando con le istituzioni per la sensibilizzazione dei cittadini e per limitare le esternalità negative del nostro business, come ad esempio i mozziconi”.

In chiusura del suo intervento Samoggia ha precisato: “Crediamo che la sostenibilità sia un fattore di competitività per le aziende. È importante una stabilità nelle regolamentazioni che ci permetta di migliorare ulteriormente queste performance.”

Aziende, Istituzioni e Terzo Settore si confrontano a Roma sull’economia circolare

L’evento di Roma, attraverso il contributo dei diversi relatori, rappresentativi di realtà attive a vario titolo sul fronte dell’economia circolare, ha sottolineato l’importanza di un approccio sinergico tra realtà del Terzo Settore, istituzioni, aziende e associazioni di categoria, per fare in modo che l’economia circolare si consolidi ulteriormente e generi un consistente valore aggiunto per il Sistema Paese.

Nei vari interventi, si è compreso, quindi, come la sostenibilità sia un terreno comune tra le tante realtà coinvolte, che hanno potuto discutere e confrontarsi sulle questioni ancora aperte nel Paese.

Si è parlato, infatti, anche del rischio di dover dipendere da tecnologie e materie prime che non siano sotto il controllo dell’Europa e della necessità, in ambito di sostenibilità, di una pianificazione basata su dati scientifici, che permetta di sbloccare investimenti più sicuri e coerenti con la regolamentazione europea.

Per fare tutto questo e per non vanificare i risultati straordinari che il sistema produttivo italiano ha ottenuto in termini di riciclo, sarà necessario non fermarsi sulla strada del potenziamento dell’economia circolare, ma andare oltre, cercando di accelerare le performance del Paese, correggendo le cose che non vanno ed evitando le ancora troppe morti premature dovute all’inquinamento, che avvengono ogni anno in Europa (300mila) e in Italia (52mila). 

Gli sforzi andranno quindi aumentati, perché la scadenza del 2050, limite imposto dall’UE per un’Europa climaticamente neutra, si avvicina. Rinviare la transizione energetica anche di soli 5 anni, infatti, può rivelarsi un danno irreparabile non solo in termini ambientali, ma anche economici, in quanto si riduce lo stock di investimenti a disposizione delle aziende.

Le due facce dell’Italia: tra obiettivi raggiunti, occasioni perse e performance da migliorare

E se il Paese è ormai vicino all’obiettivo europeo nel settore della plastica e in alcuni casi, quali carta, acciaio e rottami ferrosi, l’ha persino superato, sta invece perdendo grandissime occasioni in altri ambiti, tanto che oggi, in discarica, vengono conferite ancora 20 milioni di tonnellate di rifiuti e ne vengono esportate all’estero 5 milioni. Tutte risorse che, se valorizzate in termini di circolarità, potrebbero generare fino a 700 mila posti di lavoro in Italia.

Fonte : Today